venerdì 1 giugno 2007

Principi e Princìpi

Da "La Repubblica" di Domenica 27 Maggio 2007

Gentile dottor Travaglio, ho 24 anni, faccio il consigliere comunale a Torino e, spero non solo per la mia giovane età, allibisco di fronte all ' atteggiamento di gran parte della classe politica sul caso Vaciago. Uno dei manager più pagati d ' Italia (20 mila euro netti al mese) è indagato per truffa; la magistratura gli contesta una disinvolta operazione « olimpica » legata alla ristrutturazione del Principi di Piemonte.

Vaciago ammette di aver sbagliato e di essere colpevole, e aggiunge che lo rifarebbe. Il Consiglio comunale ne discute. Io intervengo per domandare se il fine giustifichi i mezzi: in attesa del lavoro dei giudici, è opportuno tenere Vaciago al vertice della macchina comunale? O un evento pur straordinario come le Olimpiadi consente la violazione delle norme vigenti?

Se Vaciago fosse giudicato colpevole, non si potrebbe che chiedere le sue dimissioni: quale modello rappresenterebbe un capo che viola le norme che chiede di rispettare ai suoi dipendenti?

A questo punto interviene il sindaco per ribadire la totale fiducia a Vaciago e aggiunge che, se valesse questo principio, dovremmo andare tutti a casa. Non capisco: vuol forse dire che tutti abbiamo i nostri scheletri nell ' armadio?

Perché mai, se Vaciago ha sbagliato, non dovrebbe pagare? Stiamo parlando di un reato contro la Pubblica Amministrazione, quindi contro l ' interesse collettivo. La vicenda investe la questione morale da un lato e il ruolo del pubblico impiego dall ' altro.

Come possiamo pensare che la politica si evolva e torni a suscitare emozioni , se diventano « rivoluzionarie » parole di puro buonsenso che chiedono etica e correttezza a chi amministra e governa? E i giovani? Come credere a un mondo che educa al cinismo e alla destrezza nel divincolarsi, anziché alla purezza?

Giorni fa ne ho discusso con alcuni coetanei della società civile e ho capito una volta di più che senza un nuovo codice etico sarà impossibile riconquistare la fiducia dei molti che non si avvicinano alla politica per motivi igienici. Continuo a pensare, forse da ingenuo, che la chiave per rendere la casta un po ' meno tale parta da qui. Lei che ne pensa? Luca Cassano Torino

Caro Luca, caduto il governo del Cavaliere siamo precipitati nel «berlusconismo senza Berlusconi».
Ormai il virus dell'impunità contamina larghe fasce del centrosinistra. Così, mentre Amato giustifica la presenza in Parlamento di 25 pregiudicati perché han commesso «solo reati minori» (corruzione giudiziaria, omicidio, concussione, truffa, bancarotta...), la casta politica torinese si stringe intorno al city manager indagato, che pure ha ammesso di aver aggirato le leggi in nome del Dio Olimpico.

Se si trattasse di una questione controversa, sarebbe giusto attendere le sentenze dei giudici. Ma se Vaciago addirittura rivendica i fatti che gli vengono contestati, andrebbe licenziato in tronco. Per una questione non penale, ma politica e morale. Capisco che, pronunciando certe parole (etica, responsabilità, legalità), lei si senta un marziano. Ma la prego di insistere, finché riusciremo, tutti insieme, a far sentire marziani quelli che l'etica pubblica non sanno neppure cosa sia. E a mandarli democraticamente a casa. Marco Travaglio


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