lunedì 30 luglio 2007

A GIOVANNI PESCE,COMANDANTE PARTIGIANO


Il ricordo di un Compagno a cui Torino e l'Italia intera devono molto...

«Abbiamo scelto di vivere liberi...»

di Giovanni Pesce

Brano tratto da "Senza tregua. La guerra dei Gap" (Feltrinelli, prima edizione 1967)

Il suo racconto del giorno della Liberazione a Milano e di quel ghigno che fa la differenza tra chi lotta per la libertà e chi per l'oppressione

Da viale Romagna si raggiunge Piazzale Loreto lungo un rettilineo fino in via Porpora e si svolta a sinistra. Dappertutto cordoni di repubblichini: militi dietro militi, sempre più fitti, sempre più lugubri. In Piazzale Loreto urla folla sconvolta e sbigottita. Si respira ancora l'odore acre della polvere da sparo. I corpi massacrati sono quasi irriconoscibili. I briganti neri, pallidi, nervosi, torturano il fucile mitragliatore ancora caldo, parlano ad alta voce, eccitatissimi per aver sparato l'intero caricatore.
Sbarbatelli feroci, vicino a delinquenti della vecchia guardia avvezzi al sangue ed ai massacri, ostentano un atteggiamento di sfida volgendo le spalle alle vittime, il ceffo alla folla. Ad un tratto irrompe un plotone di repubblichini, facendosi largo a spinte e a colpi di calcio di fucile e andando a schierarsi vicino ai caduti.
"Via via, circolate", urlano. Spontaneamente il popolo è accorso verso i suoi morti. Ora la folla, ricacciata, viene premuta fra i cordoni dei tedeschi e dei fascisti. Urla di donne, fischi, imprecazioni. "La pagheranno!".
I repubblichini, impauriti, puntano i mitra sulla folla. Dall'angolo della piazza scorgo lo schieramento fascista accanto ai nostri morti. Potrei sparare agevolmente se i fascisti aprissero il fuoco. In quel momento, fendendo la calca, si fa largo una donna: avanza tranquilla, tenendo alto un mazzo di fiori; raggiunge le prime file, vicino al cordone dei repubblichini, come se non vedesse le facce livide e sbigottite degli assassini; percorre adagio gli ultimi passi.
Scorgo da lontano quella scena incredibile, un volto mite incorniciato da capelli bianchi, un mazzo di fiori che sfila davanti alle canne agitate dei fucili mitragliatori. I fascisti rimangono annichiliti da quella sfida inerme, dall'improvviso silenzio della folla. La donna si china, depone i fiori, poi si lascia inghiottire dalla folla. Comincia cosi un corteo muto, nato come da un improvviso accordo senza parole.
Altre donne giungono con altri fiori passando davanti ai militi per deporli vicino ai caduti. Chi ha le mani vuote si ferma un attimo vicino alle salme martoriate. Per ogni mazzo di fiori ci sono cento persone che sostano riverenti.
Si odono distintamente i rumori attutiti dei passi e si colgono i timbri alti delle voci. Accanto a me uno bisbiglia: "Vede quello li sulla sinistra? Tentava di scappare. Appena era sceso dal camion si era diretto di corsa verso una via laterale. Credevamo che ce l'avrebbe fatta. Era già lontano. L'hanno riportato indietro che zoppicava, ferito ad una gamba. L'hanno spinto accanto agli altri, già schierati, in attesa."
L'ultimo volto che vedo, abbandonando la piazza, è quello di un repubblichino, che ride istericamente. Quel riso indica l'infinita distanza che ci separa. Siamo gente di un pianeta diverso. Anche noi combattiamo una dura lotta, in cui si dà e si riceve la morte. Ma ne sentiamo tutto l'umano dolore, l'angosciosa necessità. In noi non è, non ci può essere nulla di simile a quello sguardo, a quella irrisione di fronte alla morte.
Loro ridono. Hanno appena ucciso 15 uomini e si sentono allegri. Contro quel riso osceno noi combattiamo. Esso taglia nettamente il mondo: da un lato la barbarie, dall'altro la civiltà. I cordoni di repubblichini sono sempre fitti. Ad ogni passaggio, ad ogni posto di blocco, mi imbatto nella loro insolenza, nella loro spavalda vigliaccheria: mitra ostentati, bombe a mano al cinturone, facce feroci, lugubri camicie nere.
Ancora una volta, come in Spagna di fronte alla spietata ferocia degli ufficialetti nazisti, si rivelano i due mondi in antitesi, i due modi opposti di concepire la vita.
Noi abbiamo scelto di vivere liberi, gli altri di uccidere, di opprimere, costringendoci a nostra volta ad accettare la guerra, a sparare e ad uccidere. Siamo costretti a combattere senza uniforme, a nasconderci, a colpire di sorpresa. Preferiremmo combattere con le nostre bandiere spiegate, felici di conoscere il vero nome del compagno che sta al nostro fianco. La scelta non dipende da noi, ma dal nemico che espone i corpi degli uccisi e definisce l'assassinio "un esempio."
La belva ormai incalzata da ogni parte, si difende col terrore.
Mi rifugio in casa. Mi raggiunge nel pomeriggio una staffetta. I repubblichini hanno sparato in aria per allontanare la folla che sfilava davanti ai caduti. Il giorno successivo alla Vanzetti, alla Graziosi, alle Trafilerie, alla Motomeccanica, alla O.M. ecc., gli operai abbandonano il lavoro in segno di protesta; alla Pirelli le maestranze si riuniscono in silenzio. Ora tocca a noi.
Nella medesima notte prepariamo otto bombe ad alto potenziale. Il tecnico, abituato ad un lavoro di precisione, esprime le sue preoccupazioni, ma si piega alle necessità. Il giorno dopo, all'alba, io, Narva e Sandra ci troviamo nella chiesa di via Copernico per la consegna dell'esplosivo. Il parroco si accinge a celebrare la prima messa, avanzando silenziosamente dalla sacrestia. Nella chiesa, deserta, regna un silenzio profondo, una pace incredibile. Arriva il tecnico con le borse. Il prete assiste alle consegne, immobile fra i chierichetti. Comprende? Non so.
Usciamo. Accompagno le ragazze all'appuntamento con Conti e Giuseppe, per l'ultimo scambio delle borse.
"Vi proteggerò le spalle, " dico, " calma e sangue freddo. Non ci sarà nessuna sorpresa."
I due gappisti con la calma e la sicurezza di professionisti, depositano le bombe, si eclissano in una viuzza scambiandosi un rapido cenno di saluto. Una, due, tre esplosioni scuotono l'aria, infrangono i vetri. Il ritrovo ufficiali del comando tedesco è devastato come un campo di battaglia. Abbiamo disposto le cariche in modo che gli esplosivi deflagrassero prima sulle finestre e successivamente all'uscita del circolo.
Il giorno dopo il Feldmaresciallo Kesserling invita le forze dipendenti ad agire con maggiore energia nei confronti dei sabotatori da impiccarsi sulle pubbliche piazze; il comandante della piazza di Milano anticipa il coprifuoco alle 22. Il nemico si rende conto che l'arma del terrore gli si ritorce contro. Dobbiamo insistete. Azzini e Bosetti attaccano il comando repubblichino nella sede dove convergono i lavoratori italiani da inviare in Germania. Il mattino del 14 agosto un alto ufficiale tedesco e due subalterni mentre discutono in un ufficio del Palazzo di Giustizia vengono uccisi con una "sipe" lanciata da una finestra.
Nei corridoi, tedeschi e fascisti fuggono in preda al panico. Il coprifuoco non ci ferma: il 16 agosto ancora Azzini e Bosetti giustiziano uno squadrista, ufficiale della milizia e delatore di partigiani e, due giorni dopo un'altra squadra abbatte un ufficiale delle SS a Porta Volta.
"La pagheranno!" era la parola d'ordine del popolo e la nostra.


giovedì 19 luglio 2007

QUANTO CI COSTI?

In un periodo in cui si fa un gran parlare di Costi della Politica,credo sia giusto rendere pubblici i dati sulle dotazioni di cui dispone un Consigliere Comunale a Torino per ridimensionare le ricostruzioni fantasiose che da qualche mese a questa parte capita di ascoltare o leggere sui mezzi di informazione. Senza scandali nè caste,solo con un po' di trasparenza
Eccovele:

-Telefono cellulare in comodato d'uso per le telefonate di servizio
-Computer portatile in comodato d'uso fino alla scadenza del mandato
-Tessera Taxi per gli spostamenti di servizio con un tetto di spesa di 300
euro annuali(circa 30 corse medio brevi in percorso urbano)
-Abbonamento per la libera circolazione sui mezzi pubblici del GTT a
Torino
-Abbonamento Musei Torinesi.
-Ingresso ad alcuni spettacoli della Stagione dei Teatri Torinesi
Per quel che riguarda gli emolumenti:
Ogni seduta ufficiale del Comune da diritto ad un gettone di circa 120 euro fino a un tetto massimo mensile di 3142 lordi al mese.
Il rimborso medio quindi si aggira attorno ai 2100 euro netti al mese da cui vanno sottratti(nel caso di Rifondazione Comunista) i contributi al Partito(800 euro al mese)e le spese vive non rimborsate(spese alimentari,gli spostamenti,etc...) che incidono per circa 400 euro al mese.
Un ultimo dato riguarda il numero delle sedute a cui ho partecipato dal 16 Giugno 2006 ad oggi.
E tu cosa ne pensi?

mercoledì 4 luglio 2007

Welcome Bambina,Grazie Mamma Fiat




La città è in festa per il grande ritorno di Mamma Fiat,dai tempi di Bravo e Brava assistevamo ad una kermesse di queste proporzioni...

Viva Mamma Fiat e Viva la 500 ma noi non ci saremo ...e non perchè i comunisti non amino divertirsi o perchè siamo sempre contro tutto.

Non rinunciamo di fronte alla retorica Olimpica della Torino Turistica e da Bere che travolge e spazza via qualunque spirito critico e ogni capacità di analisi oltre i lustrini e le carte patinate degli inviti.

Avremmo preferito festeggiare per una macchina prodotta a Torino o per l'impegno a favore di un motore ecologico da produrre a Mirafiori.

Speriamo tutti che l'industria dell'auto mantenga un ruolo centrale nell'economia italiana e torinese ma ci domandiamo a che prezzo...le azioni Fiat volano(oggi oltre i 23 Euro) e si vendono sempre più macchine che disegnano città irrespirabili e mobilità insostenibili.

Viva la Fiat e i 72.000 euro che la Festa costerà alla Città di Torino proprio come 13 anni fa quando la festa di Bravo e Brava riusci a scucire 250 milioni.