martedì 10 novembre 2009

il Cattolico Feroce di Francesco Merlo-la Repubblica

Il cattolico feroce
di FRANCESCO MERLO

Suscita rabbia e pena, una pena grande, il sottosegretario Carlo Giovanardi, cattolico imbruttito dal rancore, che ieri mattina ha pronunziato alla radio parole feroci contro Stefano Cucchi. Secondo Giovanardi, Stefano se l'è cercata quella fine perché "era uno spacciatore abituale", "un anoressico che era stato pure in una comunità", "ed era persino sieropositivo". Giovanardi dice che i tossicodipendenti sono tutti uguali: "diventano larve", "diventano zombie". E conclude: "È la droga che l'ha ridotto così".

Giovanardi, al quale è stata affidata dal governo "la lotta alle tossicodipendenze" e la "tutela della famiglia", ovviamente sa bene che tanti italiani - ormai i primi in Europa secondo le statistiche - fanno uso di droga. E sa che tra loro ci sono molti imprenditori, molti politici, e anche alcuni illustri compagni di partito di Giovanardi. E, ancora, sa che molte persone "per bene", danarose e ben difese dagli avvocati e dai giornali, hanno cercato e cercano nei cocktail di droghe di vario genere, non solo cocaina ed eroina ma anche oppio, anfetamine, crack, ecstasy..., una risposta alla propria pazzia personale, al proprio smarrimento individuale. E alcuni, benché trovati in antri sordidi, sono stati protetti dal pudore collettivo, e la loro sofferenza è stata trattata con tutti quei riguardi che sono stati negati a Stefano Cucchi. Come se per loro la droga fosse la parte nascosta della gioia, la faccia triste della fortuna mentre per Stefano Cucchi era il delitto, era il crimine. A quelli malinconia e solidarietà, a Stefano botte e disprezzo.

Ci sono, tra i drogati d'Italia, "i viziati e i capricciosi", e ci sono ovviamente i disadattati come era Stefano, "ragazzi che non ce la fanno" e che per questo meritano più aiuto degli altri, più assistenza, più amore dicono i cattolici che non "spacciano", come fa abitualmente Giovanardi, demagogia politica. E non ammiccano e non occhieggiano come lui alla violenza contro "gli scarti della società", alla voglia matta di sterminare i poveracci; non scambiano l'umanità dolente, della quale siamo tutti impastati e che fa male solo a se stessa, con l'arroganza dei banditi e dei malfattori, dei mafiosi e dei teppisti veri che insanguinano l'Italia. Ecco: con le sue orribili parole di ieri mattina Giovanardi si fa complice, politico e morale, di chi ha negato a Stefano un avvocato, un medico misericordioso, un poliziotto vero e che adesso vorrebbe pure evitare il processo a chi lo ha massacrato, a chi ha violato il suo diritto alla vita.

Anche Cucchi avrebbe meritato di incontrare, il giorno del suo arresto, un vero poliziotto piuttosto che la sua caricatura, uno dei tanti poliziotti italiani che provano compassione per i ragazzi dotati di una luce particolare, per questi adolescenti del disastro, uno dei tantissimi nostri poliziotti che si lasciano guidare dalla comprensione intuitiva, e certo lo avrebbe arrestato, perché così voleva la legge, ma molto civilmente avrebbe subito pensato a come risarcirlo, a come garantirgli una difesa legale e un conforto civile, a come evitargli di finire nella trappola di disumanità dalla quale non è più uscito. Perché la verità, caro Giovanardi, è che gli zombie e le larve non sono i drogati, ma i poliziotti che non l'hanno protetto, i medici che non l'hanno curato, e ora i politici come lei che sputano sulla sua memoria. I veri poliziotti sono pagati sì per arrestare anche quelli come Stefano, ma hanno imparato che ci vuole pazienza e comprensione nell'esercizio di un mestiere duro e al tempo stesso delicato. È da zombie non vedere nei poveracci come Cucchi la terribile versione moderna dei "ladri di biciclette". Davvero essere di destra significa non capire l'infinito di umiliazione che schiaccia un giovane drogato arrestato e maltrattato? Lei, onorevole (si fa per dire) Giovanardi, non usa categorie politiche, ma "sniffa" astio. Come lei erano gli "sciacalli" che in passato venivano passati alla forca per essersi avventati sulle rovine dei terremoti, dei cataclismi sociali o naturali.

Giovanardi infatti, che è un governante impotente dinanzi al flagello della droga ed è frustrato perché non governa la crescita esponenziale di questa emergenza sociale, adesso si rifà con la memoria di Cucchi e si "strafà" di ideologia politica, fa il duro a spese della vittima, commette vilipendio di cadavere.
Certo: bisogna arrestare, controllare, ritirare patenti, impedire per prevenire e prevenire per impedire. Alla demagogia di Giovanardi noi non contrapponiamo la demagogia sociologica che nega i delitti, quando ci sono. Ma cosa c'entrano le botte e la violazione dei diritti? E davvero le oltranze giovanili si reprimono negando all'arrestato un avvocato e le cure mediche? E forse per essere rigorosi bisogna profanare i morti e dare alimento all'intolleranza dei giovani, svegliare la loro parte più selvaggia?

Ma questo non è lo stesso Giovanardi che straparlava dell'aborto e del peccato di omosessualità? Non è quello che difendeva la vita dell'embrione? È proprio diverso il Dio di Giovanardi dal Cristo addolorato di cui si professa devoto. Con la mano sul mento, il gomito sul ginocchio e due occhi rassegnati, il Cristo degli italiani è ben più turbato dai Giovanardi che dai Cucchi.

venerdì 24 luglio 2009

Le istruzioni erotiche del Superpapi-Alessandro Robecchi



Il presidente allenatore faceva la formazione del Milan. Il presidente operaio prometteva instancabile operosità e modestia. Poi venne il presidente ferroviere che tagliava nastri e stringeva mani con il cappello da capostazione. E ora, questo presidente che dispensa consigli erotici a una professionista del ramo, come dovremmo chiamarlo, il presidente-zoccola? Il presidente-squillo? Va bene che è “uomo del fare”, come dice lui, ma pretendere anche di essere “donna del fare” non sarà eccessivo? Eppure è vero: nelle registrazioni che Patrizia D’Addario ha raccolto nei paraggi del lettone grande di Putin a Palazzo Grazioli c’è anche questo, la voce lumacona di Superpapi che dà le sue indicazioni: “Mi posso permettere? Tu devi fare sesso da sola… Devi toccarti con una certa frequenza”. Insomma, lasci dire a me che me ne intendo… un po’ di allenamento, mi consenta!
E dunque, eccoci. Eccoci al coronamento, all’apoteosi, al non plus ultra, ai confini della realtà, al picco massimo umanamente consentito della berlusconeide, alla vetta e all’apice estremo. Ci siamo: cosa volere di più dell’uomo che dà consigli erotici alla donna? Dell’”utilizzatore finale” che insegna a una sex worker d’esperienza come usare il suo principale strumento di lavoro? In sostanza, quale immenso e ineguagliabile ridicolo si può aggiungere al cliente che consiglia a una professionista del sesso come tenersi in esercizio? Nemmeno Borat avrebbe osato tanto.
Ora naturalmente si potrà discettare a lungo (anche per decenni, se volete) sul buon gusto, il buon senso, la privacy, i segreti del talamo e tutto quello che volete. Chissenefrega. Il fatto inequivocabile e definitivo è che certe frasi, private o pubbliche che siano, descrivono gli uomini, ne disegnano la personalità, ne spiegano pregi e difetti, insomma li svelano perfettamente. E quel che ci appare dalle registrazioni della signora D’Addario – che l’Espresso diffonde a gocce, come un prezioso unguento sulle ferite degli italiani offesi da una leadership così inadeguata – è davvero un piccolo ometto in cerca di conferme.
E’ l’uomo che telefona il giorno dopo l’amplesso per sentirsi dire bravo. E’ l’uomo che – in possesso di un potere senza eguali nei paesi democratici – si dice da solo “ho fatto un bellissimo discorso, con applauso”. Che spiega alla cortigiana complessi conti sul G8, per giungere alla conclusione che lui è “in-su-pe-ra-bi-le!”. Questo libro “l’ho disegnato io”. E ci mancherebbe. E questo l’ho fatto io. E questo l’ho pensato io. Io, io, io. Il vero dramma umano del signor Berlusconi Silvio, ciò che lascia sgomenti, non è qualche notte di sesso a tassametro. Ma piuttosto che inviti signorine a decine per farsi cantare in coro “Meno male che Silvio c’è”, per assistere alla ola in suo onore, in definitiva per farsi battere le mani. Una bulimia di consenso che lascia atterriti, e al contempo una monumentale presunzione che sfocia immancabilmente nel consiglio, nell’indicazione, nell’”io farei così”. Consigli all’allenatore del Milan. Consigli ai ministri. Consigli ai capi dell’opposizione. Consigli agli imprenditori. Consigli a tutti. Persino “darò io dei consigli a Obama”, frase del 5 novembre (perché il 4 notte, si sa, aveva da fare). E ora, record del mondo, pure consigli alla escort in materia di sesso. Più di così, davvero, non può esserci nulla, eppure lo diciamo ogni volta, e ogni volta, poi, è peggio. In questa emergenza nazionale sospesa tra il dramma della democrazia e Alvaro Vitali, un caro pensiero va a Enzo Biagi. Pensando di esagerare, di creare un’iperbole, di fabbricare un paradosso estremo aveva detto: “Se Berlusconi avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice”. Chissà come arrossirebbe quel vecchio galantuomo di fronte agli sviluppi odierni, ascoltando un Berlusconi che non si limita a usare il corpo delle donne, ma pretende pure di spiegarglielo

domenica 19 luglio 2009

La Spina della Democrazia


A Milano non puoi bere alcolici se sei minorenne,ma passare un Week End in una delle ville di Papi,si.Puoi imbracciare un fucile ed andare a caccia ma di una Moretti non se ne parla.

Un nuovo proibizionismo si affaccia,nel Paese in cui fumare uno spinello è più pericoloso di falsificare il bilancio di un'azienda.
Far rientrare i capitali dall'Estero è un gioco da ragazzi,da "Bravi Ragazzi".

La generazione politica che legifera è forse la più impunita dal Dopoguerra ad oggi e non riuscendo a rispettare regole elementari di etica,scatena sugli altri il senso della morale e delle regole.

L'Alcol è sicuramente un fattore pericoloso di rischio e non ne vanno minimizzati gli effetti che può produrre sul corpo di un adolescente o di un bambino...il punto non è questo.

Un Paese che abbia a cuore il futuro dei propri giovani, dovrebbe preoccuparsi anche delle scuole in cui crescono, dei modelli a loro proposti, della qualità del lavoro che li attende.

Nessuno di questi nobili pensieri,sfiora invece la classe politica che ci governa...scorrono fiumi di cocaina nel Po e anche in ambienti meno umidi,ambienti tarantini.

Che avessero il gusto del paradosso era chiaro da tempo,ma non avremmo mai pensato che il grottesco arrivasse a superare la farsa;la Ministra Carfagna, ricevuto il placet di Magalli e del Comitato presieduto da Michele Guardì,tuona contro la prostituzione fino ad annunciare che "Verranno puniti anche i clienti".Alle preoccupazioni fondate di Ghedini,si aggiunge il dubbio:un atto di ribellione personale o una battaglia di civiltà?

Le badanti invece fanno comodo e ledono anche gli interessi di chi governa e almeno loro sfuggono al macete leghista,non per umanità quanto per comodità utilitaristica.

Penso poi che buona parte dei Ministri della Repubblica non possa insegnare nulla ad una minorenne milanese ma cominicio a sperare che uno dei loro figli si innamori di una ragazza africana nata a Napoli,conosciuta durante un Happy Hour sui Navigli; forse solo allora l'ipocrisia che esplode ogni giorno dai provvedimenti di questo "governo",evaporerà come l'alito del buon Salvini dopo una bella cantata da ubriaco.

In quell'istante qualcuno riaccenderà la coscienza di questo Paese ubriaco,riattaccando la Spina ad una Democrazia che tutto è tranne che sobria.

sabato 11 luglio 2009

Milan,Italia


Saranno state la crisi economica o quella coniugale con i suoi costi, ad avere ispirato la campagna di disimpegno dal Milan del Premier?
Anni fa,durante i festeggiamenti per uno dei numerosi trofei vinti sotto la gestione del Cavaliere,egli stesso in preda alla foga del momento,pronunciò una frase che assume oggi un sapore amaro.”Faremo dell’Italia quello che abbiamo fatto del Milan? Siiiiiiii….rispondevano i calciatori

Il costoso divorzio e i dati della nostra economia,potrebbero essere alle origini di cessioni milionarie di idoli della curva rossonera quali Pato,Pirlo,Kakà. Ma solo ad una prima lettura;l’Italia è forse in vendita al miglior offerente? Quanti sono i Florentino Perez (Presidente del Real Madrid) pronti ad offrire cifre assurde per pezzi pregiati del nostro Paese?(Industrie,Tv,Compagnie Telefoniche…)

Per la prima volta da anni,l’Autority delle Comunicazioni annuncia il sorpasso di Sky a scapito di Mediaset, dopo mesi di guerra aperta a seguito dell’aumento dell’Iva da parte del Governo presieduto non a caso dal loro principale concorrente sul Mercato.

Il Milan è stato lo specchio e l’esempio calzante delle fortune del Cavaliere. In grado di determinare l’oscillazione del gradimento personale del Premier,ad ogni vittoria o sconfitta,alla conquista dei trofei è corrisposto un indice di fiducia crescente nell’uomo politico.

Non a caso,l’annuncio della cessione di Kakà ,nell’aria da tempo e decisa da mesi,viene dato ad urne chiuse. E’ ormai evidente che una quota consistente di sostenitori del Premier è tifosa del Milan e viceversa. Alcuni vanno allo Stadio,altri,più fortunati, siedono in Parlamento.

E’ da qui che parte il dopo-Berlusconi? E’presto per dirlo ma quel che emerge con chiarezza è che il Milan vincente, padrone del mondo, è un ricordo a cui gli ultras rossoneri non intendono rassegnarsi e non a caso organizzano contestazioni allo Stadio come a Milanello,sede della società.

Le altre squadre hanno pure i loro problemi,certo,ma è difficile pensare che negli scontri diretti possano permettersi il lusso di passare sei mesi a decidere chi farà il capitano e a chi far battere i rigori:Bersani o Franceschini?

Il rischio è che i problemi “di spogliatoio” incidano e non poco sul rendimento della squadra tanto da rendere meno evidente la crisi degli avversari,riuscendo nell’impresa di donar un nuovo vigore,un dodicesimo uomo in campo,magari un bell’assist Bicamerale.

I prossimi mesi saranno cruciali per comprendere appieno quali crepe si siano prodotte nel modello Berlusconiano; l’impressione è assurda, quasi che siano più pronti nel centrodestra a gestire una eventuale successione al Cavaliere,che non nel centrosinistra.

D’altronde da qui a dicembre c’è pur sempre il Congresso del Pd,Berlusconi e l’Italia possono attendere…

mercoledì 8 luglio 2009

Per qualche centesimo in più...


Tra i provvedimenti adottati dal Governo a favore dei terremotati per l'Abruzzo,compare il discutibile "Gratta e Vinci".
Confesso di averne comperato uno per il gusto di capire cosa avessero prodotto le menti eccelse nel corso del Consiglio dei Ministri

L'impostazione grafica ricorda i popolari telequiz,con pillole di cultura in formato Bignami,opera sicuramente della Ministra Gelmini e della sua mai abbastanza vituperata riforma.

Potrete scoprire tra le quattro categorie Sport,Musica,Cinema,Curiosità,interessanti risposte ai vostri lancinanti dubbi quotidiani:era proprio Nilla Pizzi,l'autrice di quella canzone?Ricordi la data precisa dell'incontro tra Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo?

Scherzi a Parte,la vicenda è seria.E chiama in causa,per una volta,non solo il Governo ma gli Italiani e la categoria dei tabaccai.
Le vendite del Gratta e Vinci pro Abruzzo,caso più unico che raro,languono;la causa è un sottile boicottaggio messo opera da molti tabaccai.

Una riduzione di ben 2 centesimi di Euro sulla commissione a loro garantita,fa si che gli vengano preferite altre tipologie e che alla classica domanda:" Mi da un Gratta e Vinci da 3 Euro?" Il mercante in Fiera o Affari Toui,abbiano la meglio sul povero Gratta Quiz.

Pur non digerendo fino in fondo l'idea della solidarietà-grattina del Governo,viene da pensare. Molti,moltissimi di noi hanno partecipato volontariamente alle campagne di mobilitazione per le vittime del Sisma,senza pensarci troppo,fortunatamente.

Con quello spirito umano ed umanitario che sopravvive e si rafforza anche davanti ad ore di canti idioti e beceri di leghisti in festa.

Considerato il volume di affari generato dalla vendita dei Gratta e Vinci,viene appunto da chiedersi a quanti euro al meserinuncino i venditori di Fortuna per una causa quale quella dell'aiuto alle popolazioni dell'Abruzzo,segnate dal terremoto,spettacolarizzate dal G8.

Forse la nostra solidarietà,come la capacità di indignarci è "a tempo",svanisce con il passare delle emozioni e si arresta davanti al margine di guadagno a cui si rinuncia.

Si dovrebbero prevedere lotterie istantanee,nel senso di immediatamente pronte dopo ogni evento tragico a cui il Governo non trovi risposte migliori che una grattatina.

In grado di sconfiggere sul tempo l'ingordigia o l'avarizia di quanti proprio non riescono a rinunciare a quei 2 centesimi.

Magari in tempo per l'edizione delle 20 del Tg1 che di spazio ne ha molto visto che:la Crisi non c'è,il Premier è un francescano,il Milan in grande forma per la prossima stagione e Minzolini un Giornalista libero.

Come diceva il buon Funari,imitato magistralmente da Corrado Guzzanti,damose na grattata...

martedì 7 luglio 2009

Il Vangelo secondo Matteo...

Il Vangelo secondo Matteo…


Il leghista acqua e sapone Matteo Salvini, già noto alle cronache per aver proposto qualche settimana fa posti riservati ai Milanesi sulla metropolitana,si esibisce per noi in un simpatico coro dall’alto spirito solidale.

L’uso dispregiativo del termine terremotati per i Napoletani, oggetto dello scherno, dovrebbe dirla lunga anche sul rispetto nei confronti di altri nostri connazionali che dalle 3.32 del 6 Aprile 2009 vivono tra lutto e macerie in terra d’Abruzzo.

Per fortuna il Governo si è mosso fin da subito con una scelta che assume ora dopo ora i tratti della farsa:ospitare il G8 più inutile della Storia,con il Premier più delegittimato dell’Universo per mostrare al mondo intero che Loro sanno gestire le emergenze…

Confesso di aver provato pena per pensando ai 6.361 napoletani che hanno votato Lega Nord alle scorse elezioni europee. Così come per tutti i residenti da Roma in giù che,in barba a qualunque previsione,sono riusciti ad esprimere la loro preferenza per noti meridionalisti quali Umberto Bossi,premiato con 333 preferenze all’ombra del Vesuvio e complessivamente con 3466 voti nel Sud Italia.

Potrebbe essere il soggetto degno di un film di Woody Allen o una commedia dei Monty Pyton ed invece è l’Italia,bellezza.Il merito dei Leghisti è di aver osato dove nessuno si sarebbe addentrato…ai confini della realtà.

Per quale motivo le vittime dovrebbero votare i propri carnefici? Sarebbe come proporre ad un gruppo di alcolisti di votare la Lista “Ancora un bicchierino” o a diabetici cronici di essere candidati nelle file del neonato Pdz (Partito degli Zuccheri).

Potrei continuare con molti altri esempi ma un motivetto si è impossessato di me e sono quindi costretto ad interrompere qui la mia narrazione…Senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando orde di padani.




domenica 5 luglio 2009

Padre Alex Zanotelli: Mi vergogno di essere italiano


Padre Alex Zanotelli: Mi vergogno di essere italiano

«Mi vergogno di essere italiano e di essere cristiano. Non avrei mai pensato che un paese come l'Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba. Noi che siamo vissuti per secoli emigrando per cercare un tozzo di pane (sono 60 milioni gli italiani che vivono all'estero!), ora infliggiamo agli immigrati, peggiorandolo, lo stesso trattamento, che noi italiani abbiamo subito un po' ovunque nel mondo.

Questa legge è stata votata sull'onda lunga di un razzismo e di una xenofobia crescenti di cui la Lega è la migliore espressione. Il cuore della legge è che il clandestino è ora un criminale. Vorrei ricordare che criminali non sono gli immigrati clandestini ma quelle strutture economico-finanziarie che obbligano le persone a emigrare.

Papa Giovanni XXIII° nella Pacem in Terris ci ricorda che emigrare è un diritto. Fra le altre cose la legge prevede la tassa sul permesso di soggiorno (gli immigrati non sono già tartassati abbastanza?), le ronde, il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e matrimoni misti, il carcere fino a 4 anni per gli irregolari che non rispettano l'ordine di espulsione ed infine la proibizione per una donna clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il proprio figlio o di iscriverlo all'anagrafe.

Questa è una legislazione da apartheid, che viene da lontano: passando per la legge Turco-Napolitano fino alla non costituzionale Bossi-Fini. Tutto questo è il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e mendicanti.

Questa è una cultura razzista che ci sta portando nel baratro dell'esclusione e dell'emarginazione. «Questo rischia di svuotare dall'interno le garanzie costituzionali erette 60 anni fa - così hanno scritto nel loro appello gli antropologi italiani - contro il ritorno di un fascismo che rivelò se stesso nelle leggi razziali».

Vorrei far notare che la nostra Costituzione è stata scritta in buona parte da esuli politici, rientrati in patria dopo l'esilio a causa del fascismo. Per ben due volte la Costituzione italiana parla di diritto d'asilo, che il parlamento non ha mai trasformato in legge.

E non solo mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno anche di essere cristiano: questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth. Chiedo alla Chiesa italiana il coraggio di denunciare senza mezzi termini una legge che fa a pugni con i fondamenti della fede cristiana. Penso che come cristiani dobbiamo avere il coraggio della disobbedienza civile.

È l'invito che aveva fatto il cardinale R. Mahoney di Los Angeles (California), quando nel 2006 si dibatteva, negli Stati Uniti, una legge analoga che definiva il clandestino come criminale.

Nell'omelia del Mercoledì delle Ceneri nella sua cattedrale, il cardinale di Los Angeles disse che, se quella legge fosse stata approvata, avrebbe chiesto ai suoi preti e a tutto il personale diocesano la disobbedienza civile.

Penso che i vescovi italiani dovrebbero fare oggi altrettanto. Davanti a questa legge mi vergogno anche come missionario: sono stato ospite dei popoli d'Africa per oltre 20 anni, popoli che oggi noi respingiamo, indifferenti alle loro situazioni d'ingiustizia e d'impoverimento.

Noi italiani tutti dovremmo ricordare quella Parola che Dio rivolse a Israele: "Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto"

sabato 4 luglio 2009

L'hobby del comunismo


L’hobby del Comunismo…

La notizia di oggi è questa:per il momento nessun nuovo partito della sinistra è nato né tanto meno una nuova formazione comunista.
La giornata di ieri, segnata da un’afa particolarmente fastidiosa, registra la nascita di un refrigerante nuovo partito comunista,o lobby morale per ammissione dello stesso fondatore:Marco Rizzo.

Comunisti-Sinistra popolare è il nome roboante con il quale si presenta al grande pubblico e all’affollato panorama dei partiti a sinistra del Pd.

Nella campagna elettorale delle sciagurate elezioni politiche dello scorso anno ricordo i sogni di gloria di alcuni dirigenti che prevedevano una sinistra a due cifre…solo oggi comprendo appieno il significato letterale di quella speranza il dato era riferito al numero di formazioni (al momento 7)e non al risultato elettorale.
Il prossimo censimento verrà infatti affidato all’Istat,l’unica in grado di fotografare in tempo reale la geografia e fauna politica di cui andiamo popolandoci…

La tristezza è grande,specie nel vedere il comunismo risolto ad un aspetto museale o folkloristico; alla prima categoria appartengono le proposte di ritorno della salma del povero Lenin in Italia,alla seconda le magliette indossate ieri da due operai della Fiat che sedevano al fianco di Marco Rizzo:Classe Operaia a caratteri cubitali. Sono loro la garanzia che sarà una cosa seria?
Come se non bastasse la crisi economica,si vedono oggi ridotti a comparse al fianco di politici con la loro storia personale stampata su una maglietta.

Propongo fin da subito congressi simultanei dei soggetti della Sinistra a Ginevra,al Cern, per osservare tutti assieme l’accellerazione delle particelle e dei partitelli in un luogo con strumenti adeguati alla situazione.

Parlando della morale, ieri Marco Rizzo ha detto che loro saranno una lobby di pressione e non ho francamente compreso se la parola fosse tutta intera o con un apostrofo… l’hobby del comunismo in cammino verso l’universo immaginario degli hobbit.

Una risata ci salverà…

mercoledì 1 luglio 2009

E lui balla...



Fonte:Repubblica.it

In Campania il presidente del Consiglio ha tra l'altro partecipato alla manifestazione "Napoletani eccellenti nel mondo" al teatro San Carlo. Non sono mancati momenti di tensione per la visita lampo del premier.

Sopra, Berlusconi con la ballerina Ambra Vallo, solista al Royal Ballet. In questa occasione ha accennato qualche passo di danza...




Caro Premier,le morti non sono un palco per recuperare consensi,il Carnevale è passato a Viareggio,anche se spesso guardandola ho l'impressione che per lei duri tutto l'anno.

Rispetto il Capo dello Stato ma penso he l'immagine dell'Italia sia già seriamente compromessa e che non basterà oscurare le notizie su un Presidente del Consiglio imbarazzante per fare bella figura al G8.

Il mondo ci deride,il problema è questo...

sabato 27 giugno 2009

Dal Lingotto alla Pellerina,in coda per il futuro...


Dal Lingotto alla Pellerina,in coda per il futuro…


Quasi nelle stesse ore per un curioso caso del destino, si aprono a Torino la convention dei giovani del Pd e i provini del Grande Fratello.
Nutro sentimenti opposti per questi due appuntamenti così vicini e così lontani: rispetto e stima per la voglia di provarci ancora nonostante tutto e tutti, di una generazione che rifiuta di accontentarsi delle macerie e delle briciole dei padri(o forse in alcuni casi dovremmo dire dei nonni),per chi oggi discuterà del futuro di un Partito che affronterà da qui ad ottobre la sua sfida per cominciare ad esistere e sopravvivere allo stesso tempo.

C’è un’altra Torino che oggi si assieperà in coda per pagare 15 euro e passare 8 ore in un reality-bunker coltivando il sogno di essere tra i concorrenti del Grande Fratello.
Confesso di nutrire un sentimento di pena e sconforto per costoro; sarebbe riduttivo pensare all’Italia del disimpegno. Sarò snob, elitario, schizzinoso forse, ma non è difficile unire i pezzi del puzzle berlusconiano che si compone di reality e tele promozioni, copertine patinate e champagne e tenta di anestetizzare i cervelli di grandi e piccini.

Un’Italia che esce a pezzi dagli scandali di queste settimane e del modello di auto promozione ma che è ancora tristemente presente e forse maggioritaria nei sogni dei tanti.

E una domanda mi assale: quali nuove candidate per le elezioni partorirà la stagione dei reality?E se infiltrassimo un po’ di giovani militanti della sinistra nella coda per il Grande Fratello?O viceversa?
Se provassimo ad ascoltare o a comprendere le ragioni di una generazione in coda per la notorietà a buon mercato?

Non so se la Serrachiani potrà rappresentare l’alternativa ai notabili e all’esercito di ex che in queste ore si schiera per Franceschini o Bersani;confesso di vedere intorno a lei, i rischi della logica da figurine Panini che ha guidato il Veltronismo nella scelta delle candidature per le elezioni politiche del 2008.

La velocità e il bisogno disperato di facce nuove nel Pd (Renzi, Soru, Serrachiani, Zingaretti, Emiliano, etc…),è proporzionale alla difficoltà di innovare nelle modalità e nei linguaggi il Partito. Facce pulite e nuove da spendere al servizio delle gerarchie posizionate ai blocchi di partenza dell’imminente Congresso.

Forse dovremmo cominciare a pensare alla vita di un politico come quella di un calciatore la cui carriera agonistica ha dei limiti biologici e fisiologici oltre i quali non ci si può impegnare agli stessi livelli,pur continuandomagari a coltivare la passione nei campetti della domenica…

Le motivazioni di chi sceglie ancora di far politica e il malcontento che ha “eletto”la Serrachiani a portavoce può rappresentare una variabile non controllabile dagli apparati.

Può nascere in queste ore o forse è già nata la generazione che dovrà costruire il difficile ponte tra il Lingotto e la Pellerina e non sto chiaramente parlando dell’ennesima infrastruttura della Torino postolimpica…

Saranno i giovani democratici la classe dirigente dei questuanti del Big Brother? Da militante della Sinistra sballottata e da giovane non posso che sperare in questa ipotesi piuttosto che nel suo contrario.

La fine politica di Berlusconi,dovrà riaprire una lenta stagione di ricostruzione culturale,politica e morale quasi fossimo in un nuovo Dopoguerra. Lo spirito richiesto sarà quello della generazione che rifece l’Italia dalle macerie;il compito spetterà proprio a coloro che hanno ricevuto meno in eredità dai propri genitori.

Se le cose non cambieranno a breve,l’incertezza di vita come unica certezza e la precarietà come metronomo di una vita sembreranno condizioni ineluttabili;l’atto di ribellione dei piombini verso i loro padrini politici deve partire da qui.

La precarietà è il dono dei secondi verso i primi,come pensare che vi considerino veramente una risorsa autonoma ed indipendente?

Nella speranza di costruire un campo largo di solidarietà generazionale oltre le appartenenze partitiche rivolgo questa domanda agli amici e compagni presenti oggi all’assise del Lingotto,sentendo oggi più di ieri il bisogno di impegnarsi per un terreno comune.

Ripartendo da qui,dai fallimenti di chi ci ha preceduto e dal bisogno di consegnare un’Italia migliore a chi verrà dopo di noi,un Paese in cui valga la pena di far crescere i propri figli.






Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.
Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.
Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza

Antonio Gramsci

venerdì 26 giugno 2009

Maturità,la traccia rimasta nel cassetto-di Alessandro Robecchi


La condizione della donna in Italia all’inizio del XXI secolo tra villa Certosa e Palazzo Grazioli. Il candidato elabori una riflessione a partire dai testi de grandi pensatori contemporanei, Ghedini, Carfagna, Rossella.

Svolgimento dell’alunno Alessandro Robecchi


A mio avviso la condizione della donna nella società italiana all’inizio del XXI secolo non è molto diversa dalla condizione della donna nella televisione italiana alla fine del XX secolo. La donna stava mezza nuda là e sta di nuovo mezza nuda qua, e questo pazienza. Dissento però da chi dice che la donna tra villa Certosa e Palazzo Grazioli ha sempre la stessa posizione. Non è vero! Essa cambia posizione spesso. Può essere in posizione seduta, sulle macchinette da golf che guida papi. Può essere in posizione sdraiata, mentre si abbronza sullo yacht di papi. Oppure può essere in piedi e allungare le braccia per ricevere i deliziosi monili, le collanine e gli anellini di bigiotteria che papi le dona. O ancora può votare la fiducia al lodo Alfano nel governo di papi. Come si vede, la posizione della donna tra Palazzo Grazioli e villa Certosa è molto libera e varia a seconda delle condizioni e del contenuto della busta che papi le allunga.
Quanto ai pensatori che si sono esercitati sul tema, sembrerebbe che davanti a papi prevalga la posizione “a pecora”, ma con alcune differenze prontamente rilevate dalla critica. Il Ghedini, per esempio, nel suo “De papi esuberante senectute”, insiste molto sul concetto di “utilizzatore finale”, sostenendo di fatto che la donna abbia una filiera di lavorazione un po’ più lunga e complessa di quella della mucca frisona da latte del Trentino. Le “ingenti quantità” di cui parla il Ghedini vanno dunque intese prima della macellazione. Per quanto riguarda Carfagna, altro grosso nome della cultura intervenuto sul tema, il suo avvincente saggio, intitolato “Ddl sulla prostituzione”, ha avuto grande successo di critica. Purtroppo, però l’editore ha deciso di rimandarne la pubblicazione. Chiedere la galera per chi frequenta prostitute non dev’essere sembrato coerente con le recenti attività del governo e soprattutto del suo capo. Ultima voce critica intervenuta sul tema, quella del Rossella, a mio avviso la più interessante e innovativa, dato il suo approccio attento al linguaggio e alla semantica post-capezzoniana. L’antica divisione delle donne italiane in “minorenni” e “maggiorenni”, pare al Rossella antiquata e non più adatta alle complessità della società attuale, ragion per cui egli propone nuove categorie più attuali come “a pagamento”, “gratis”, “leasing temporaneo” e “multiproprietà”. Una riflessione interessante, che certo non passerà inosservata nei principali luoghi di pensiero dove si elabora la condizione della donna in Italia: Italia Uno, il Billionaire, il Letto Grande di Palazzo Grazioli e il settimanale Chi.

mercoledì 24 giugno 2009

Il razzismo è un boomerang,prima o poi ti ritorna














Una bella immagine,manifesto della campagna nazionale promossa dall'Arci contro il razzismo e le discriminazioni sessuali

martedì 23 giugno 2009

Parole Sante,Augusto Minzolini,correva l'anno 1994


Repubblica — 29 ottobre 1994 pagina 34 sezione: CULTURA


“Le smentite a ripetizione rivelano solo che abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. […] Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico”





Chi volesse leggere l'articolo completo lo può trovare qui


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/10/29/il-politico-non-ha-un-privato.html

martedì 16 giugno 2009

Il tempo delle Mele(Cosimo)Anatomia di un Ballottaggio


Il tempo delle Mele(Cosimo)

-Da Viale a Vietti anatomia di un Ballottaggio-

Tanti sono i sentimenti che attraversano un elettore medio di sinistra in questi giorni frenetici pre-ballottaggio per la Provincia di Torino….

Mi sarebbe piaciuto consegnarvi queste riflessioni al suono di una colonna sonora datata,dal film “Il tempo delle Mele(nel senso di Cosimo,ex senatore Udc,invischiatosi in una triste vicenda nella stanza di un albergo romano due anni or sono,mentre tentava,a suo modo, di perorare i valori della famiglia e della cristianità) ma ho purtroppo scoperto solo ora,del suo transito dall’Udc all’Alleanza di Centro di Pionati e me ne scuso con chi legge…

Ballando con le stelle,ho invece maturato una serie di altre riflessioni che mi piacerebbe condividere con un po’di persone dentro e fuori il Palazzo della politica.

Ho avviato tra amici,compagni vari un sondaggio sull’apertura del candidato Presidente Saitta ai crociati dell’Udc e la risposta più sorprendente che ho ottenuto è stata… “Abbiamo governato con l’Udeur cosa vuoi che sia governare con l’Udc”…

Visti gli ottimi risultati e la stabilità politica di Clementino Mastella il paragone mi sembra più che calzante. Parlano per lui le 111.710 preferenze raccolte sotto l’effige del Pdl in nome di una coerenza e di scelte personali che contribuirono alla caduta del Governo Prodi e che ancora oggi paghiamo…

Altro leit motiv “l’Udc è meglio della Binetti e dei Teodem…” mi sembra che esportare i conflitti all’interno del Pd nel resto della coalizione sia una genialata che apprezzeremo e gusteremo solo col tempo.

Singolare poi,lasciando per un momento i temi amministrativi, pensare a come potranno conciliarsi le posizioni di potenziali Assessori come il radicale Silvio Viale,con le crociate antiabortiste e omofobe di un partito integralista cattolico…e i suoi noti esponenti “progressisti” del calibro di Rocco Buttiglione,ex-candidato sindaco per il centrodestra a Torino.

In preda alla confusione e allo sconforto cerco risposte sul sito dell’Udc,all’inseguimento di un programma,di un segnale chiaro,di un piccolo cenno che convinca un elettore medio della Sinistra a varcare le soglie di un seggio elettorale il prossimo week end….

Purtroppo mi imbatto in uno stivale ancora più impazzito e mi rimbomba in testa un altro slogan di questi giorni…“Si ma Luca, di la c’è la Destra…insomma i Fascisti e la Lega e poi l’Udc del Nord non è l’Udc del Sud”….dal riepilogo che troverete in fondo alla pagina potrete in realtà capire che non esistono 2 Udc uguali ma almeno una dozzina censite fino ad oggi…che hanno sensibilità diverse sul tema dell’antifascismo o sulla pericolosità delle Camice Verdi.

Insomma l’Udc è una specie di franchising che esporta “ideali e grandi valori” a seconda delle condizioni locali e di una serie di fattori tra cui il tasso di umidità relativa al momento del voto…

Mi sembra un ottimo modo questo per mobilitare i delusi a sinistra e dalla sinistra,cercando di allargare il mercato politico del centrissimo-sinistra oltre i confini della decenza politica e morale.

Andrebbero indagate alcune piccole cause a Sinistra e nel Pd invece di imboccare pericolose scorciatoie o Vietti impervi;sicuramente l’atomizzazione a sinistra non ha agevolato,ma non può certo essere questo l’ennesimo alibi per il Pd,che perde a Torino Città circa il 10% dei voti in un anno e usa la debacle della sinistra per sfondare al Centro.

Non sarebbe bastato un appello al voto da parte del Presidente Saitta,a quanto sembra abbastanza restio a stringere un’alleanza politica vera e propria con l’Udc?

Probabilmente si,ma non sarebbe bastato per un Partito dilaniato da faide pronte a riesplodere già da Lunedì sera, che brama all’idea di sperimentare le aggregazioni di laboratorio di ceti politici e ridisegna i propri equilibri interni a scapito della coalizione tutta.

Ho rivisto in questi giorni le immagini di una delle prime apparizioni pubbliche di Totò Vasa Vasa Cuffaro che coincise tristemente con una delle ultime di Giovanni Falcone,oggetto di un’aggressione verbale inqualificabile da parte di uno dei più autorevoli esponenti dell’Udc,oggi promosso Senatore per evidenti meriti giudiziari sul campo.

Sto cercando in questi giorni,invano fino ad oggi,di immedesimarmi nei socialisti francesi del 2002,costretti a dover scegliere al secondo turno tra Chirac e Le Pen,in cerca di una qualche motivazione che mi spinga a varcare la soglia del Seggio entro le 15 di Lunedì.

Proprio in quel momento ho capito uno dei miei limiti invalicabili;mi hanno detto che non c’era più il voto ideologico e che bisognava guardare oltre,altrimenti saremmo stati all’opposizione per altri 50 anni…Sarà vero? L’unico conforto,arriva da un film d’infanzia “La Storia Infinita”

Atreyu: Che cos'è questo nulla?
G'mork: È il vuoto che ci circonda, è la disperazione che distrugge il mondo e io ho fatto in modo di attrarlo.
Atreyu: Ma perché?
G'mork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente e questo è il modo più sicuro di conquistare il potere.


Il tempo stringe ed il Nulla avanza,sogno un drago bianco che ci sollevi da questo fango


Nel frattempo allego lo stivale delle alleanze degli “amici” dell’Udc:


LOMBARDIA: Milano: l'Udc non si schiera nella sfida tra Filippo Penati (centrosinistra) e Guido Podestà (centrodestra).

VENETO
Venezia: Udc e Nuovo Psi sosterranno, con un'alleanza politica, Francesca Zaccariotto (centrodestra).

Rovigo e Belluno: nessun apparentamento, ma alleanza programmatica tra Udc e i candidati di Pdl-Lega.

PIEMONTE - Torino: l'Udc farà convergere i propri voti sul candidato del Pd Antonio Saitta.

PUGLIA - Lecce e Brindisi: l'Udc appoggia i candidati del centrosinistra.

TOSCANA –
Prato: l'Udc sosterrà Cristina Attucci, centrodestra.
Arezzo: Udc apparentata con Pdl-Lega.
Grosseto: Pdl, Udc e Lega saranno apparentati con La Destra.

LAZIO - Rieti e Frosinone: l'Udc sosterrà i candidati del Pd Melilli e Schietroma.


CALABRIA - Crotone: Ubaldo Schifino (centrosinistra) sarà apparentato con Idv e Rifondazione comunista. L'Udc sosterrà il Francesco Stanislao Zurlo (centrodestra). Cosenza:
Udc apparentata con Pino Gentile (centrodestra).

COMUNALI


VENETO - Padova: l'Udc sosterrà Marco Marin (Pdl-Lega), che sfida il sindaco uscente Flavio Zanonato (centrosinistra).

EMILIA ROMAGNA - Bologna: l'Udc, che al primo turno ha sostenuto Giorgio Guazzaloza, non farà apparentamenti, darà indicazione di voto a favore di Alfredo Cazzola, candidato di Pdl-Lega.. Ferrara: dopo la Lega, anche Udc e Socialisti Ferraresi hanno stretto un accordo con Giorgio Dragotto (Pdl). Nel centrosinistra Tiziano Tagliani esclude accordi ufficiali. Forlì: invariata la coalizione per Roberto Balzani (centrosinistra) mentre a fianco di Alessandro Rondoni il Pri si aggiunge a Lega, Pdl e Udc.

TOSCANA - Firenze: non scatta l'apparentamento, ma Giovanni Galli (Pdl-Lega) è certo che l'Udc sarà «vicino nei fatti».

UMBRIA - Terni: nessun apparentamento ufficiale per Leopoldo Di Girolamo (centrosinistra) e Antonio Baldassarre (centrodestra). L'Idv ha fatto sapere che sosterrà il primo.

MARCHE - Ancona: Fiorello Gramillano (centrosinistra) non si è apparentato con nessuno. Per Giacomo Bugaro (centrodestra) accordo con Udc. Ascoli: nessun intesa per Guido Castelli (centrodestra).

LAZIO - Non si vota in nessun capoluogo ma sono chiamati al voto gli elettori di Gudonia, la terza città per numero di abitanti (dopo Roma e Latina) del Lazio. A Guiodnia l'Udc appoggerà il candidato del centrosinistra.

CAMPANIA - Avellino: l'Udc sosterrà Massimo Preziosi (Pdl). Giuseppe Galasso (Pd) verso un accordo con il Centrosinistra alternativo.

BASILICATA - Potenza: nessuna intesa in vista per Vito Santarsiero (centrosinistra) e Giuseppe Molinari (centrodestra). L'Udc dovrebbe lasciare libera scelta ai propri elettori.

PUGLIA - In Puglia, a Bari, Foggia e Brindisi, l'Udc si schiera con centrosinistra.

SICILIA - Caltanissetta: intesa Pdl-Udc a sostegno di Michele Campisi.

giovedì 9 aprile 2009

Massimo Gramellini IL PREMIER GIACCA E MAGLIONE


Un'analisi lucida sui fatti drammatici delle ultime giornate da una penna eccezionale.
Massimo Gramellini
IL PREMIER GIACCA E MAGLIONE

Ci voleva un incubo per realizzare il sogno degli elettori di Berlusconi. Vederlo fare finalmente il Berlusconi. Assieme alle case dell’Aquila, il terremoto si è portato via il Palazzo della politica che lo teneva imprigionato da quindici anni, con qualche breve intervallo ludico nei summit internazionali. Per la prima volta lo abbiamo visto all’opera non come politico né come imprenditore, ma come imprenditore dotato di potere politico. Il capufficio dell’azienda Italia. Un presidente del Consiglio, sì, ma d’amministrazione. Forse il mestiere che gli riesce meglio. Di sicuro quello che gli piace di più. Abbandonato il doppiopetto dei traffici romani che tanto lo annoiano, ha rispolverato il maglione della libertà, gli ha arrotolato le maniche e sopra ci ha messo il timbro istituzionale di una giacchetta. E così, maglione più giacchetta, il presidente-imprenditore è sceso in campo. Il suo campo, quello del «fare», dove può esprimere la personalità debordante senza i vincoli delle procedure formali. Come ai tempi eroici della tv, quando spostava personalmente le telecamere negli studi, ha fatto del centro devastato dell’Aquila il suo posto di lavoro quotidiano.Per tre giorni ha ispezionato luoghi, preso decisioni e dato ordini a persone che non erano lì per vanificarli o sottoporli agli estenuanti riti della democrazia, ma per eseguirli celermente. Ha stretto mani e consolato telespettatrici ideali del Tg4, indossando il casco da Mazinga dei vigili del fuoco. Ha sciorinato numeri, la sua ossessione - 2962 tende, 24 cucine da campo, 14 ambulatori operativi - e dispensato consigli terra-terra che mai erano fioriti sulla bocca di un premier: spedite soldi e non viveri, quelli piuttosto vendeteli e mandateci il ricavato.L’emergenza lo ha rivitalizzato con la furia di mille lifting, spingendolo a gesti innovativi - ha dato disposizioni ai ministri in diretta tv durante «Porta a Porta» - e ad altri imprevedibili: ha tenuto le sue conferenze stampa in una caserma della Guardia di Finanza, uno di quei luoghi davanti ai quali, un tempo, sarebbe passato facendosi il segno della croce.Ci eravamo dunque sbagliati sul suo conto, quando profetizzavamo che il capofila dei berluscottimisti non potesse sopravvivere al declino del capitalismo arrembante e fosse la persona meno adatta a governare la tristezza. Per qualche strana alchimia che si identifica con l’arci-italianità della sua natura, nei momenti difficili l’uomo della cuccagna riesce a riproporsi come uomo della provvidenza. Gigione con Obama, ma efficiente fra le macerie, in un alternarsi di barzellette e di decreti, di sorrisoni e di decisioni. Però sempre spiazzante rispetto alle regole del cerimoniale e alle profezie dei suoi detrattori.La sua diversità, che a volte fa piacere e altre fa paura, procede di pari passo con la sua imprevedibilità. Il tedesco Schroeder aveva ribaltato l’esito di un’elezione presentandosi in stivaloni fra gli alluvionati dell’Elba, come l’indimenticabile vicesindaco Carpanini nella Torino allagata dalla Dora. Ma da noi nessun leader politico nazionale si era mai sognato di affrontare una catastrofe con questo piglio, conquistando da subito il centro della scena con una presenza fisica che indicava la volontà di agire e di metterci, è il caso di dirlo, la faccia. Quella faccia da generale insonne che la televisione ha proiettato in tutti i tinelli del Paese e che è diventata la faccia di uno Stato che non pontifica da lontano, ma in maglione arrotolato e giacchetta si presenta su un territorio distrutto per stare accanto ai cittadini che soffrono. Una esibizione del genere azzera tutte le altre e fa risaltare ancora una volta le difficoltà dell’opposizione nell’adattarsi a un «format» che non le è proprio: il giorno della tragedia Franceschini non è andato in Abruzzo ma in Parlamento, altrimenti tutti avremmo scritto che aveva voluto copiare il rivale. Così in Abruzzo è andato ieri e non se n’è accorto nessuno.Se fosse un elemento, Berlusconi sarebbe l’acqua che allaga ogni spazio dove non è in funzione una diga. Il terremoto d’Abruzzo ha rotto la diga. Adesso vedremo chi riuscirà a riportare il premier dentro gli antichi argini. Magari la Lega. Di certo non i suoi elettori, che da qualche giorno sono probabilmente un po’ di più.

domenica 5 aprile 2009

Colletta internazionale per poveri imprenditori,Alessandro Robecchi,Domenica 5 Aprile


Dal Manifesto di Oggi.


Appena pubblicati i dati sulle dichiarazioni dei redditi, il Togo ha subito spedito aiuti umanitari per gli imprenditori italiani. La Nigeria ha inviato due navi di alimentari e generi di prima necessità destinate soprattutto agli indigenti industriali del settore tessile/abbigliamento che dichiarano redditi ampiamente al di sotto della soglia di povertà. Gli artisti albanesi hanno annunciato un grande concerto di solidarietà (Durazzo, 20 giugno prossimo) per sostenere le popolazioni imprenditoriali italiane in difficoltà. “Industriali alimentaristi e albergatori italiani – dice una nota diffusa a Tirana – non arrivano ai mille euro mensili. Possiamo assistere in silenzio a questa tragedia?”. Albania for Italy raccoglierà fondi anche per i costruttori edili italiani, che dichiarano in media 21.000 euro l’anno e rischiano un futuro di emarginazione e povertà. Il colonnello Gheddafi, in un lungo discorso, ha detto che la Libia accoglierà di buon grado gli indigenti industriali e commercianti italiani che per disperazione dovessero approdare sulle sue coste con imbarcazioni di fortuna. Ma accanto a grandi prove di amicizia e solidarietà non mancano le riflessioni politiche. L’Italia è l’unico paese al mondo in cui i lavoratori dipendenti dichiarano al fisco più degli imprenditori dai quali sono assunti. Gli industriali dell’abbigliamento – che diffondono nel mondo il glorioso Made in Italy, vanto delle fabbriche cinesi – dichiarano al fisco meno dei pensionati, e quindi serve subito una massiccia azione di mutuo soccorso (forse era questo che intendeva l’altra sera in televisione il dottor Della Valle parlando di solidarietà con operai e studenti). In più, l’Italia è l’unico paese in cui centinaia di migliaia di benestanti scendono in piazza a protestare – come è avvenuto ieri – mentre i poveri imprenditori lottano ogni giorno contro mille difficoltà, costretti all’indigenza, rintanati senza speranza e senza assistenza nell’umido delle loro Porsche Cayenne posteggiate nel parco delle loro ville.

martedì 24 marzo 2009

Torino è la mia città

Istantanee da una Gran Torino,puoi vedere le immagini su www.flickr.com/lucacassano

martedì 10 marzo 2009

I rumeni sono innocenti, non c’è il loro dna sulla Social Card del governo!


VOI SIETE QUI-Di Alessandro Robecchi dal Manifesto di oggi

E’ ancora senza colpevoli l’imbroglio della social card, una delle più grandi truffe ai danni degli italiani meno fortunati, una beffa di dimensioni colossali, una prodigiosa e gigantesca presa per il culo . E’ ormai accertato che i due rumeni in un primo tenpo accusati di aver diffuso la social card sono innocenti: sulle tesserine vuote distribuite dalle poste e dal ministero del Tesoro non c’è il loro dna. Una folla di pensionati romani aveva tentati di linciarli e molti li avevano anche riconosciuti: "E’ stato lui, sono sicuro… mi ha dato la social card vuota, dentro non c’era nemmeno un euro", ha detto un pensionato di Centocelle. Ma ora le prove smentiscono questa ricostruzione: i due rumeni non c’entranio niente e anche i testimoni ora rivedono la loro versione. "E’ vero - dice una signora della Bovisa, a MIlano - quello che mi ha dato la social card vuota aveva la voce da donna, gli occhialini e la faccia da pirla". Ora si cerca il vero colpevole.
Nella foto, un identikit del misterioso personaggio che ha truffato migliaia e migliaia di italiani poveri. Clicca sulla foto per ingrandire. Se riconosci il truffatore della Social Card avverti subito la polizia!

mercoledì 4 marzo 2009

Giovani e portaborse


Giovani e portaborse,

Da giorni ormai è in atto sui quotidiani torinesi uno scontro all’interno del Pd sulle candidature per le elezioni provinciali.
Un guerra senza sconti,a suon di comunicati stampa nella quale non intendo entrare perché attiene,comunque la si voglia intendere,alla vita democratica di un’organizzazione politica.
Quello che più stupisce in questi giorni è l’accanimento con cui vengono triturati molti dei giovani impegnati a vario titolo nella politica torinese,anche nelle file del Partito Democratico.
Il portaborse è un nuovo untore del malcostume,colpevole di non dedicarsi alla politica in maniera impiegatizia e responsabile di avere delle doti da spendere anche in una competizione elettorale.
Molti dei nomi citati sono di persone che ho conosciuto in questi anni,con cui ci si confronta spesso e si discute anche animatamente;non è il mio compito tessere le lodi di alcune delle persone oggetto della campagna stampa di questi giorni.
Il problema è più profondo ed investe la possibilità per una intera generazione di essere espulsa dalla politica sotto il peso di una società che ci consegna la precarietà come regola di vita.
Fare politica oggi è ancora più difficile di 10/20 anni fa per molti motivi;è quasi impossibile trovare un datore di lavoro che assuma un giovane impegnato in politica o con degli incarichi pubblici e in questi anni alcuni hanno avuto l’opportunità di crescere professionalmente al servizio di assessori,sindaci,consiglieri.
E’ forse uno scandalo? Molti dei delatori di questi giorni che equiparano i partiti ad agenzie di collocamento,provengono da storie molto simili,onorabili esattamente quanto quelle degli “untori” che accusano sui giornali.
Per molti anni il mondo del lavoro,le istituzioni e i partiti hanno garantito libero accesso a uomini e donne che hanno fatto legittimamente della politica una scelta di vita;molti dei beneficiari di quel sistema complessivo gridano oggi allo scandalo,in un curioso quanto inverosimile sdoppiamento di personalità.
Si fa un grande,grandissimo parlare di ricambio e l’impressione ricorrente è ormai che lo si auspichi per rinfoltire gli eserciti sempre più esili dei gruppi di potere all’interno dei partiti.
Non per intercettare quel disagio quotidiano che le giovani generazioni avvertono nei confronti della politica carente di linguaggi,proposte,concretezza che sappiano dare risposte alle inquietudini della nostra società.
L’idea che si fa strada è che i giovani possano emergere indossando gli abiti di altri,per investitura o per cooptazione, mai per merito. Molti di noi operano scelte coraggiose,difficili,accettando i sacrifici che la vita politica impone sotto molti punti di vista,in un mondo che viene invece percepito come i provini per entrare nel reality “La Casta” .
Siamo una delle risorse e delle speranze che la politica riacquisti credibilità a cominciare da quelle generazioni che oggi vivono nell’incertezza di un futuro quanto mai fosco.
In gioco non c’è solo la contingente composizione di una lista per le elezioni ma l’abbandono della scena politica per saturazione,un rischio che questa Città e questo Paese non possono permettersi.


Luca Cassano

martedì 24 febbraio 2009

Una ronda non farà mai primavera

L´ Amaca

di Michele Serra

Se vi ferma una ronda, sarà vostra premura accertarvi subito da che partito è ispirata. Se leghista dovrete affrettarvi a diradare ogni sospetto sulla vostra etnia, se di Forza Nuova dovete correre molto forte, se ispirata da qualche sindaco di centrosinistra del Nord (ce n´è ancora una mezza dozzina) sarete voi a dovere rassicurare i rondisti, spendendo qualche buona parola per loro e rinfrancandoli. Più intricata l´interpretazione di eventuali ronde in Campania, Sicilia e Calabria, dove il rischio è mostrare i documenti alle tradizionali cosche locali che già presidiano molto validamente il territorio. Infine: se una ronda è composta da una sola persona, vuol dire che è dell´Udc.
Non esclusa l´istituzione, sul modello della Rai, di apposite Commissioni di vigilanza che provvedano a lottizzare le ronde tra i diversi partiti, affidando il prime-time alle ronde di governo e concedendo alle ronde di opposizione solo la terza serata, dalle due del mattino fino all´alba, quando anche i serial-killer dormono e il massimo della bella figura è aiutare un ubriaco a traversare la strada. Infine: qualora una ronda di venti o trentamila persone dovesse partire da Milano e marciare su Roma, è meglio non attardarsi a discutere sui principi costituzionali e riparare molto velocemente verso la frontiera più vicina.

martedì 17 febbraio 2009

Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno



Intervento sulla mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio


Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno

La ringrazio Presidente,

Prendo la parola in questa sede oggi per l’intervento forse più difficile nella mia esperienza politica di 10 anni.

Lo faccio per la stima che nutro nei confronti di un’istituzione della quale ho sempre avuto un grande rispetto per la storia di cui è portatrice e per gli uomini e le donne che l’hanno nel corso dei decenni,resa tale.

L’ho scritto nella mia lettera di dimissioni consegnata poche ore fa alla Conferenza dei Capigruppo;quando nel 2006 fui eletto in questo Consiglio,con tutti i timori dell’età e del significato alto che aveva per un ragazzo di 24 anni entrare in questi luoghi speravo ed ho sperato a lungo di potermi formare attraverso le storie politiche,le esperienze di uomini e donne molto più maturi di me.

In alcuni casi è stato così,in altri invece mi è spesso stato consigliato di curare i miei interessi e le mie ambizioni sopra tutto e sopra tutti. Mi veniva suggerito di assecondare le pulsioni al carrierismo,in una corsa verso il Potere e di ignorare il resto.

Non è mai stato e non sarà mai così.

In questi anni qui dentro ho sempre cercato di non tradire i miei ideali,il rispetto nei confronti del prossimo oltre le distanze abissali della politica,provando a saper essere duri senza mai perdere la tenerezza.

Le critiche,soprattutto nei confronti di chi ti è più vicino sono ancora più dolorose rispetto a quelle verso gli avversari.

Anche attorno al gesto delle mie dimissioni,non sono mancate le voci di chi vi ha letto un ultimo disperato tentativo per poter concorrere alla carica più prestigiosa di questa Sala,la carica di Presidente del Consiglio.

Solo una lettura parziale e superficiale da parte di chi non mi conosce o di chi ha pensato di sovrapporre su di me gli abiti di altri,può aver dipinto uno scenario di questo tipo.

L’ossessione per questa carica cari colleghi ,è il caso di dirlo, ha colto altri ma non il sottoscritto se è vero che anche attorno alla mozione di sfiducia nei confronti del Presidente Castronovo si annida il dubbio fondato che sia stata scritta per motivi che nulla hanno a che fare con la manifestazione dei militanti di Free Palestine e con l’incidente istituzionale seguitone.

In altri tempi,Signor Presidente lei se la sarebbe cavata con una mozione di censura da parte del Consiglio ma così non è stato.
La sua, Presidente ,è sempre stata una poltrona scomoda,ed in molti si sono spesso esercitati ad accentuare le difficoltà che ha riscontrato in questi tre anni;lei è spesso stato bersaglio e non arbitro e questo ha compromesso la sua funzione nel corso del tempo oltre gli errori legittimi che ognuno di noi può compiere.

Oggi ci troviamo però in una condizione diversa con oltre 40 consiglieri di questa Sala che non si riconoscono nella sua funzione di Presidente del Consiglio e forse sarebbe stato opportuno e consigliabile non arrivare a questo punto,a questa discussione ed al voto di sfiducia sul quale tra qualche ora saremo chiamati ad esprimerci.

Sarebbe stato più logico,ascoltare le indicazioni del Partito che l’ha eletta insieme a me nel 2006 e che accettò quella carica nell’ambito di un accordo programmatico e di coalizione tutt’oggi valido.

Non per lasciare posto a qualcun altro,me compreso, ma per dare un senso alla democrazia interna ad un Partito e alla funzione ed al significato che ancora riveste per un comunista lo stare seduto in istituzione,soprattutto con incarichi di prestigio.

Non siamo qui per noi stessi siamo qui per rappresentare quel mondo,quella Città di sotto che vive oggi una crisi senza precedenti e che non si riconosce più nei Partiti e nelle Istituzioni.

Quei ceti deboli che non capiscono i nostri dibattiti sterili ed avulsi dalla realtà drammatica che la recessione ci consegna.

Siamo qui per dare un senso alla rappresentanza politica della nostra gente,dei cassintegrati,dei precari,dei tanti che ci hanno votato 3 anni fa e che probabilmente oggi sarebbero in dubbio sul rinnovarci la delega,la fiducia.


La crisi della politica e della Sinistra sta anche in questo,nelle caricature da macchietta che si sostituiscono ai grandi uomini politici del passato e non a caso i giovani guardano con sempre maggiore diffidenza a questo mondo.

Noi,signor Presidente,non abbiamo fatto molto per colmare quel divario ma siamo entrati nella stessa logica che avremmo dovuto combattere,dell’interesse personale sopra il bene pubblico.

Questa è la raffigurazione e la percezione esterna che emerge scorrendo le pagine dei giornali delle ultime settimane.

Proprio nei giorni in cui tutto questo aveva inizio il mio Partito produceva in grande quantità un bellissimo manifesto con il ritratto di Enrico Berlinguer con una sua frase sulla questione morale del 1981,l’anno prima della mia nascita.

Forse anche per questo ho ritenuto non più sopportabile il peso ed il significato dell’eredità che sopra ognuno di noi,in piccole parti grava.

Continuo a pensare che la Sinistra debba e possa ripartire dagli insegnamenti di questo come di altri grandi uomini del passato per sfuggire alle miserie dell’oggi.

Anche per questo Presidente le chiedo per un’ultima volta di seguire le indicazioni e i suggerimenti della Comunità politica che ci ha eletto per tornare ad occuparci del Bilancio,della Crisi,del Welfare municipale perché il tempo sta per scadere.

Dobbiamo ricostruire una credibilità e non sarà facile fino a quando il suo nome verrà indebitamente e inappropriatamente accostato sui quotidiani nazionali al caso Villari,ma si sa ai giornali è sempre piaciuto metterci in ridicolo,specie quando gliene si danno gli argomenti.

Se così non sarà,Signor Presidente,seguiremo,le indicazioni del nostro Partito e voteremo contro la mozione di sfiducia presentata da alcuni partiti della coalizione che guida questa città.

Consapevoli delle conseguenze che questo nostro voto determinerà ma non strappando quel filo che lega gli eletti nelle istituzioni con i rispettivi partiti.

Da domani ripartirà probabilmente il toto presidente a ridosso della discussione su un bilancio difficile che necessiterebbe di tutte le nostre attenzioni ed intelligenze.

La nostra città non merita questo spettacolo,la serietà dei problemi che la attraversano nemmeno.

Diceva Enrico Berlinguer “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno” ,proviamo a ripartire da qui Signor Presidente,con l’umiltà ed il rispetto necessario.


Luca Cassano

sabato 7 febbraio 2009

ATTACCO ALLO STATO di Concita De Gregorio



Eluana non c’entra. Questo pregio almeno
ha avuto la terribile giornata di ieri. Sgombrare
il campo da un residuo per quanto
improbabile dubbio: che fosse un’umana
convinzione o una fede a guidare l’azione
del presidente del Consiglio. Non è così. È
convenienza. È una spaventosa battaglia di
potere che viene giocata sulla carne di una
donna in coma. Eluana è un pretesto. È
doloroso, quasi impossibile dirlo. Eppure è
così. Eluana non c’entra.
Silvio Berlusconi ha sferrato ieri un definitivo
assalto al Quirinale, ha aggredito la più
alta delle istituzioni repubblicane, ha minacciato
di cambiare la Costituzione se essa
sarà di ostacolo alla sua volontà, ne ha additato
il custode, Giorgio Napolitano, come si
fa col responsabile di un delitto. E ha commesso
la più ignobile delle mistificazioni:
usare la sofferenza di una persona e di una
famiglia come leva emotiva e demagogica
per attaccare la più alta carica del Paese e
scardinare le regole di uno Stato di diritto:
ignorarle, irriderle. Ha trattato come strumenti
del suo potere il Vaticano, il governo,
il Parlamento. Ha cacciato via con un colpo
di mano mesi e mesi di calvario trascorsi da
una famiglia tra appelli e ricorsi ad aspettare
la decisione definitiva della giustizia. La
giustizia ha parlato, ma più forte parla lui. E
se qualcuno si oppone, via con un gesto del
braccio anche costui, chiunque egli sia.
Non è l’ansia di popolarità che sempre lo
guida attraverso il suo strumento-feticcio, i
sondaggi, questa volta a muoverlo. I sondaggi
dicono: pace per Eluana, rispetto. La
maggior parte degli italiani è con Beppino
Englaro e condivide la sua pena. La partita è
un’altra, molto più grande e decisiva: il potere
che lo aspetta, le regole del gioco da
scrivere o da riscrivere, la posta in palio il
Quirinale. Con qualunque mezzo. Pazienza
se la tremenda partita a scacchi di queste
ore, una vera corsa contro il tempo, si traduce
in un supplizio, in una tortura fisica su un
corpo inerme: la fine dell’alimentazione
forzata è stata avviata, l’organismo esanime
si sta abituando, domani con una legge
potrebbe riprendere, poi magari diminuire
di nuovo e poi aumentare ancora. Una
manopola che cambia le dosi seguendo i
singulti della politica. Orribile.
Ha detto, ieri: Eluana potrebbe avere figli.
Come, da chi? Ha detto: un’indagine veloce
che abbiamo commissionato a un istituto di
ricerca - un sondaggio, sì - ci dice che gli
italiani pensano che suo padre dopo 17 anni
possa essere stanco. Un fior di sondaggio. E
dunque? Dunque il padre si faccia da parte,
saranno le suore ad occuparsi di sua figlia.
Parole irricevibili, inascoltabili. Ma la partita
è altrove, appunto. Questi sono dettagli, è
l’occasione che si è presentata per la prova
di forza. Lo scontro è definitivo e ci riguarda
tutti, ci mette tutti in pericolo di vita: vita
democratica. Il capo dello Stato si erge con
coraggio, con la forza semplice del richiamoalle
leggi, come baluardo di un sistema
di convivenza fondato sulle regole di tutti e
non sulla parola di uno solo. Viviamo un
tempo oscuro di violenza sorda. Siamo tutti
con Napolitano. I nomi qui accanto sono i
primi di una lunghissima serie di persone
che hanno cercato questo giornale, ieri, per
dirlo. Siamo con lei. Avanti, presidente.