giovedì 8 maggio 2008

A Peppino Impastato


Essere a Cinisi,sarebbe stata un'altra cosa.La disattenzione di qualche distratto consigliere comunale che non ha votato Lunedì scorso facendo venir meno il numero legale in sessione di Bilancio,mi nega la gioia di poter essere lì a sfilare per le strade di Cinisi assieme agli amici e ai compagni di Peppino Impastato,nel trentesimo anniversario della sua uccisione.

Fin da quando ebbi la fortuna di conoscere la sua storia,grazie allo splendido film di Marco Tullio Giordana "i Cento Passi",è cresciuto in me il desiderio di spingersi fin li,nelle viscere di una Sicilia che oggi avrebbe ancora bisogno di uomini e compagni come Peppino.

Non il semplice desiderio di un pellegrinaggio laico,di un rifugio simbolico in un momento difficile per la Sicilia e l'Italia intera. Piuttosto la necessità di non far sentire soli quanti ancora oggi,nonostante tutto,ci sono ancora e sentono il dovere di esserci,dalla parte giusta,"da quella parte del popolo siciliano che combatte la Mafia".

Che non china la testa e non curva la schiena,che non vende il suo voto per 50 euro e che lotta a suo modo una battaglia quotidiana contro il pizzo,il racket,la mafia dei colletti bianchi,i legami tra le cosche e schegge dell'estrema destra che in Sicilia più che altrove,perseguita i militanti di sinistra,i comunisti e gli omosessuali.

Battaglie che forse possiamo solo intuire,per il contesto sociale in cui emergono e per la pressione schiacciante che tenta silenziosamente di reprimerle.

Dal ricco e industrializzato Nord,non si può non vedere o pensare di essere al sicuro solo per i km che ci separano.La Mafia è versatile,moderna, in grado di presentarsi con la faccia del boss che decide chi può lavorare nel paesello, ma anche con il gessato dell'industria che dipinge il Villaggio delle Olimpiadi di Torino.
La Mafia non è un fatto siciliano,calabrese o campano,è un cancro nazionale le cui metastasi purtroppo si moltiplicano quotidianamente.

Penso che Peppino oggi non si stupirebbe nel vedere come vanno le cose in Sicilia e in Italia, ma lotterebbe con la stessa determinazione di allora e sarebbe fiero nel sapere che il suo sacrificio anima i mille "Peppino Impastato" di cui questo Paese continua ad avere un gran bisogno.

Non esser lì è un peccato,ma peggio sarebbe dimenticare una data come questa.

A peppino.

domenica 4 maggio 2008

Le dimensioni del mio(nostro)caos


Può un album uscito 2 giorni prima delle elezioni descrivere così bene l'Italia uscita dal voto?Evidentemente si,ed il merito è tutto di Luigi delle Bicocche(alias Caparezza).Nel momento peggiore per la Sinistra in Italia e in Europa capita di rifugiarsi nell'arte e nella capacità di altri di fotografare le storture di questo Paese,ancora rintontiti da un k.o. elettorale e non solo.
14 tracce,musicalmente coinvolgenti che trattano con lucidità e determinazione temi da cui bisogna ripartire."Non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni"ma Caparezza tocca argomenti su cui da troppo tempo aleggia un silenzio collettivo nella società italiana.
L'eredità del 68,il revisionismo storico,le grandi opere,la massificazione turistica che dimentica e violenta origini e culture senza naturalmente dimenticare la precarietà.
Un album da ascoltare dalla prima all'ultima traccia anche per non perdere i fondamentali parlati da un irriverente e smagliante Caparezza.
Voto 9 per tutte le canzoni,tanto che non saprei consigliare un brano piuttosto che un altro.