IL GRATTACIELO S’ALZA E SUPERA
L’avvenuta annessione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino da parte della Banca Intesa che tanto ha animato il dibattito a Torino nei mesi scorsi, lascia aperti interrogativi pesanti sul futuro occupazionale nella nostra città e sul ruolo sempre più marginale degli uffici torinesi in favore di quelli milanesi.
Sono sempre più, infatti, i dipendenti “caldamente invitati” al pendolarismo quotidiano verso la grande Milano da bere e si diffonde la percezione anche negli ottimisti ad oltranza,che un grande patrimonio si stia disperdendo penalizzando soprattutto lavoratori e correntisti,vittime eterne dei processi di fusione e delle salvifiche liberalizzazioni.
In un contesto quantomeno difficile per il polo torinese,Lunedì 28 Maggio Enrico Salza annuncia trionfante: “ Il grattacielo San Paolo si farà, sarà alto
Le domande che immediatamente in molti si pongono sono contenute in un appello lanciato dalle pagine di Nuova Società (www.nuovasocieta.it) di cui riporto alcuni passaggi:
Si tratta di dubbi e domande aperte che non devono essere trascurate in nome di una superficiale idea di modernità o di compattezza.Sono necessarie così ingenti nuove cubature? Non è sufficiente una migliore utilizzazione delle aree dimesse?Quali sarebbero le modificazioni del paesaggio della città, vista dal basso e dalla collina?E’ opportuno che sorga un nuovo “simbolo” della città, accanto alla Mole?Per quanto riguarda il caso particolare del San Paolo nella nuova fusione bancaria: per difendere l’occupazione a Torino è necessario un investimento immobiliare di quella portata?
Probabilmente no, visto che le dichiarazioni sulle nuove assunzioni ad oggi non trovano seguito nelle scelte del management o nei contenuti del Piano Industriale.
La vicenda grattacielo San Paolo ci parla del rapporto e dei legami tra
Capogruppo Comune di Torino
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