giovedì 13 dicembre 2007

Grazie dei fiori, grazie...


Il giorno più corto dell'anno il 13 Dicembre o almeno cosi è sempre detto di Santa Lucia,il giorno più lungo di questa settimana di dolore e sgomento trascorsa dalla notte della strage dello stabilimento Thyssenkrupp di Corso Regina.
Torino si è fermata oggi per rendere omaggio e stringersi attorno ai lavoratori deceduti,alle loro famiglie così come ai compagni di lavoro di sempre,compagni e molto più che colleghi.
Compagni di fabbrica,solidali come sempre,forgiati da un ambiente di lavoro duro e uniti nonostante tutto,la crisi,la chiusura dello stabilimento,un futuro quantomai precario.
Il tiepido sole di questa giornata scalda le tante persone presenti davanti al Duomo,giovani e anziani operai e non.
Torino si è fermata investita come i corpi dall'onda di fuoco e di morte.Una città viva e non distratta come qualche distratto editorialista si è affrettato a scrivere.
Dolore e rabbia si è detto in questi giorni i sentimenti che hanno tramortito la città nel periodo dell'anno in cui è più facile pensare al cenone e ai regali che ai 100.000 nuovi poveri che vivono a Torino o alle 989 famiglie che il lavoro ha martoriato in questo 2007.
Troppo intenta a dismettere i panni della capitale industriale per una non ben precisata “identità olimpica”, Torino non si è accorta di quanto fosse ancora forte il legame con il mondo operaio,presente per oltre un secolo nel suo DNA,ancora vivo e distinto in questi giorni di lutto prenatalizio.
Oggi Torino non solo piange i morti della Thyssen Krupp ma si accorge di quanto il processo di deindustrializzazione e di declassamento morale del lavoro operaio fosse forzato e imposto da un’ immagine di città che “non sta mai ferma”.
Si muore in fabbrica,nei cantieri edili,in Fiat oggi come 30 anni fa, si muore nella lotta quotidiana per la sopravvivenza che ti spinge a lavorare oltre 12 ore senza interruzioni per garantire un futuro migliore ai figli che vedi per pochi minuti al giorno.
Si muore nell’indifferenza di buona parte del management pronto a monetizzare la vita e la salute in nome degli incrementi di produttività e fatturato;i bilanci Thyssen Krupp degli ultimi anni parlano chiaro. L'utile netto della Thyssen Krupp è salito del 71%, arrivando a 759 milioni di euro. Il fatturato, di 13,4 miliardi di euro, ha registrato una crescita dell'11%, grazie all'aumento del volume degli ordini del 25% a 15,6 miliardi di euro. Quanto sarebbe costato garantire ai lavoratori il diritto ad un luogo di lavoro sicuro?
Una menzione speciale va al senso di opportunità e di decenza di chi questa mattina ha sentito il bisogno di ostentare con 4 roboanti corone di fiori, la vicinanza postuma agli operai e alle loro famiglie che non credo sappiano che farsene.

giovedì 6 dicembre 2007

Povera Vita Mia


Antonio,36 anni tre figli piccoli di cui uno appena arrivato.Lavorava da 12 ore quando questa notte un getto di olio bollente lo ha travolto nello stabilimento fantasma della Thyssen Krupp di Torino.Con lui altri 6 lavoratori che lottano in queste ore contro la morte dopo aver combattuto per mesi contro la chiusura della loro azienda.Al momento non una riga non una frase da parte dei vertici della Thyssen,già condannati in passato per un altro incendio scoppiato all'interno di uno stabilimento.
Idranti non funzionanti,estintori vuoti,macchinari vecchi e turni massacranti;nelle facce dei tanti giovani presenti da questa mattina davanti ai cancelli solo rabbia e dolore e un senso di impotenza dopo mesi di battaglie e denunce per far emergere i pericoli e i rischi di un luogo di lavoro PRECARIO.
3 morti in una settimana a Torino nella guerra quotidiana per la sopravvivenza economica e fisica sui luoghi di lavoro.
Riporto per correttezza i dati economici sui bilanci thyssen...a voi il commento

L'utile netto della Thyssen Krupp è salito del 71%, arrivando a 759 milioni di euro. Prima delle tasse, l'utile è passato da 806 a 1.219 milioni, superando le previsioni degli analisti. Il risultato Ebitda (prima di tasse, interessi e ammortamenti) è salito del 34%, arrivando a 1.728 milioni di euro. Il fatturato, di 13,4 miliardi di euro, ha registrato una crescita dell'11%, grazie all'aumento del volume degli ordini del 25% a 15,6 miliardi di euro. Nei primi nove mesi dell'anno, il gruppo ha aumentato l'utile netto passato da 1,164 a 1,664 miliardi di euro su un fatturato salito da 34,9 a 38,9 miliardi di euro.
Il management di ThyssenKrupp si è dichiarato soddisfatto dell'andamento delle attività e conta ora di poter superare, nell'anno 2006/07, il fatturato di 'circa' 50 miliardi di euro, previsto finora, e di arrivare a un utile prima delle tasse di 3,6 miliardi di euro, ovvero di almeno 100 milioni di euro superiore alle stime iniziali. Le previsioni a lungo termine restano tuttavia invariate.

domenica 25 novembre 2007

Un pasticciere trotzkista

Nella settimana di Renzo Piano,Fuksas e Nanni Moretti,un omaggio al Direttore del Torino Film Festival...

domenica 18 novembre 2007

C'è un Popolo che cammina



C'è un popolo che cammina lungo lo stivale,che passa per Genova,Vicenza,Roma e la ValSusa.C'è un sentimento,una sensazione di pienezza che ti scalda quando arrivi in piazza e che cancella ogni stanchezza.
Non sono solo,c'è un popolo che cammina assieme a me e mi accompagna in un percorso collettivo ed individuale.
I diritti negati,le verità nascoste,la voglia di sfilare per ricostruire questo Paese o per limitarne la sua demolizione.
C'è un popolo che cammina,sogna e s'incazza,macina chilometri e accumula freddo.
Gli sguardi e i sorrisi di questo popolo che cammina tendono ad assomigliarsi,ci sono facce che ti sembra ricorrano in qualunque luogo.
C'è un popolo che cammina in una marcia senza confini,lungo le strade delle ingiustizie.
C'è un popolo che cammina lungo lo stivale e con questo popolo voglio continuare a marciare,non solo per un fatto di nome o di simboli,per un fatto di cuore.
C'è un popolo che cammina e quel popolo è la Sinistra.

venerdì 16 novembre 2007

Genova per noi,Genova per Tutti,Genova per Carlo


Ricominciare da Genova
Marco Revelli
Genova 2001, Genova 2007. Sono passati più di sei anni da allora, e l'Italia che abbiamo di fronte è irriconoscibile. Isterica e avvelenata. Servile e violenta. Sempre sull'orlo di una crisi di nervi, e contemporanemente soffocata da un conformismo dilagante, con un sistema dell'informazione insieme emotivo e cinico. E con una politica insieme arrogante e impotente: tanto più arrogante nel decisionismo emergenziale, nel suo operare con gesti simbolici estremi, quanto più impotente nella ricerca di soluzioni efficaci. Le ultime settimane ce ne hanno offerto un esempio sconcertante: l'immagine di un'Italia imbarbarita, persino più decomposta di quella che era stata mostrata al mondo dal set globale del G8, perché allora, dietro la maschera ufficiale, si poteva intravvedere la promessa - anzi, qualcosa di più, l'embrione - di un'altra Italia. Che nella propria ribellione sa di incarnare il futuro, mentre quello di oggi quel futuro non lo sa più immaginare, seppellito sotto uno strato denso di rancore e accettazione.
Quest'Italia brutta, moralmente logorata, per molti versi irredimibile è anche figlia di Genova. Del modo con cui a Genova quell'embrione di un'altra Italia è stato schiacciato a colpi di blindati e manganelli. Figlia degli spari impuniti di piazza Alimonda, della mattanza impunita della Diaz, delle torture impunite di Bolzaneto. Un paese non può archiviare tutto ciò come «normalità», senza perdere se stesso. Senza naufragare nel cinismo e nel conformismo.
Allora migliaia di adolescenti, una nuova generazione con la freschezza e l'innocenza degli inizi si affacciò - insieme alla gran massa degli altri, con le proprie storie più lunghe - sulla scena pubblica immaginando un «mondo diverso possibile». Fu accolta dallo Stato con le sevizie fisiche e morali dei manipoli di squadristi in divisa. Oltraggiata. Sottoposta all'umiliazione estrema degli insulti e dei soprusi più osceni (il crimine peggiore che una nazione può commettere contro se stessa). Mentre il vicepremier di allora sedeva in cabina di regia, e il ministro della Giustizia si aggirava nella vicinanze a legittimare i soprusi. Né, quando il governo è cambiato, quando gli «altri» sono giunti al potere, il quadro è mutato: il principale responsabile, l'allora capo della polizia, è stato promosso. Sugli abusi degli apparati dello Stato sono stati chiusi gli occhi. E oggi il Ministero degli Interni si costituisce in giudizio nei confronti dei manifestanti incriminati, per il danno d'immagine prodotto, anziché contro quei funzionari pubblici e quegli uomini di governo che hanno squalificato l'Italia di fronte al mondo civile.
Allora, mentre sfilavamo in corso Italia, non sapevamo che neanche due mesi più tardi ci saremmo trovati di fronte all'abisso inaugurato dall'11 settembre. Oggi sappiamo che ci aspettano anni durissimi, di sfaldamento sociale, di caduta, e di veleni, in cui il futuro dovremo strapparcelo a morsi. Per questo, a Genova, dovremo ritornare in tanti. Per ricominciare. Senza più illusioni. Sapendo di dover contare solo su noi stessi.

mercoledì 7 novembre 2007

A Nicola Calipari



Ricevo e pubblico la lettera ricevuta da Rosa Villecco Calipari,a pochi giorni dalla decisione di prosciogliere l'omicida di Nicola Calipari agente segreto italiano ucciso da soldati statunitensi in Iraq, nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista de il Manifesto Giuliana Sgrena.


Caro Luca
scusandomi del ritardo con il quale ti rispondo, per prima
cosa voglio dirti "GRAZIE".

Grazie perché, anche te, come molti italiani condividi la
mia posizione e la mia battaglia di legalità
internazionale, di tutela dei diritti umani e di giustizia.
Ancora una volta, come già due anni e mezzo fa, riscopro
attraverso la partecipazione di tanti, che il nostro Paese
è meno crudele, cinico e distratto di quanto il dolore
rinnovato di questi giorni mi spinga credere. Esiste uno
stupore maggiore anche della stessa arroganza
dell'ingiustizia ed è quello di riscoprici in tanti.

Quello che è successo il 25 ottobre in quell'aula del
Tribunale di Roma non riguarda più solo la famiglia
Calipari, ma l'Italia. Credo infatti che tutto il nostro
Paese abbia perso qualcosa, anzi per meglio dire ha
rinunciato a qualcosa, alla propria sovranità; ha
rinunciato non soltanto a processare l'esecutore materiale
dell'assassinio di un uomo che ha dato la vita al servizio
del Paese, ma anche ad affermare la propria autonomia sul
piano internazionale.

Dalle voci di amici vecchi e nuovi arriva l'invito a non
mollare. Sono stati momenti difficili, ma oggi anche di
fronte alla grandezza dell'impegno, non voglio cedere il
passo all'incertezza o alla sfiducia. E non lo farò. Siamo
delusi, scoraggiati, indignati ma con la speranza di credere
che non può essere tutto perduto.

Grazie ancora perché il sostegno e la vicinanza delle tue
parole che è arrivato a me, alla mia famiglia e alle
persone che con me lavorano, è grande ed un motore enorme
per quella faticosa ma indispensabile ricerca della
verità, della giustizia, della pace.

Con sincera cordialità e amicizia

Rosa Villecco Calipari

martedì 6 novembre 2007

Giro di vite


In questi giorni assurdi di rabbia e follia italiana rispolvero il testo di una bella canzone dei Modena City Ramblers...molto attuale.

Nella speranza che si possa al più presto riportare l'Italia ad essere un Paese civile in cui valga la pena crescere e vivere e in cui non aver paura dei tanti diversi che ci circondano.

E' cominciato il silenzio ai bordi della Milano da bere
tra i padri di famiglia coi loro bot e le loro mercedes
timorati di Dio e delle tasse, elettori di Craxi e dei suoi
spaventati di perdere tutto se qualcuno li avesse sorpresi

è continuato a Pontida in un grido di rabbia e paura
di geometri con lo spadone, di dentisti con l'armatura
decisi a difendere il Patrol e la villetta sulla tangenziale
le nigeriane sui viali e la loro evasione fiscale

Hey-oh stanno arrivando armati di spranghe e luoghi comuni
non lasceranno che niente cambi, c'è un giro di vite in arrivo

Eh-oh attento alle spalle a dove e con chi vai in giro la sera
a quello che dici ai sogni che fai
c'è un giro di vite in arrivo

e adesso è come un'onda, un'onda nera e appiccicosa
che cola dalle TV e dai settimanali rosa
che uccide i nostri pensieri, che ci droga di calcio e sesso
e intanto chi tira le fila insabbia e corrompe e non ha mai smesso

e quindi devi decidere cos'hai intenzione di fare
rimanere in riva al Lough Derg a vedere le fate danzare
oppure seguirmi a Carlow e andare incontro al nostro destino
una guerra che non si può vincere e una stella a guidare il cammino

Hey-oh fai la tua scelta,
c'è già chi è partito e chi ha rinunciato
che la fortuna sia con tutti loro,
c'è un giro di vite in arrivo
Eh-oh la resa dei conti,
se hai delle carte giocale e spera
ma stai attento, il gioco è truccato,
c'è un giro di vite in arrivo...
La resa dei conti è in arrivo

sabato 3 novembre 2007

NON GRATTIAMO IL CIELO DI TORINO



Per chi non avesse ancora votato ricordo che sono ancora aperti i sondaggi su
REPUBBLICA e su STAMPA
Inoltro un documento interessante dal Comitato non grattiamo il cielo di Torino
cieloditorino@libero.it
Un grattacielo a Torino: perché ?

Il Comitato “Non grattiamo il cielo di Torino” con questo documento propone un approfondimento sulla costruzione del grattacielo Intesa-San Paolo, per avviare una discussione che, come ha auspicato il sindaco Sergio Chiamparino, non sia “ideologica”. La domanda a cui si vuole rispondere è se la città ha bisogno di un grattacielo di circa 200 metri per concentrare circa 50.000 metri quadri di uffici per 3.000 impiegati, costruito a pochi passi dal centro storico. Proviamo a vedere uno per uno i principali problemi.

Il progetto.

Vincitore di una consultazione voluta da Intesa-San Paolo tra sei studi di progettazione di fama internazionale, il grattacielo in vetro di Renzo Piano è un’opera che può apparire affascinante: nei rendering e nei modelli appare leggera, aerea, dotata di numerosi servizi per il pubblico, di verde. Tuttavia si sa poco di cosa sarà effettivamente. Dai disegni presentati emerge un parallelepipedo a pianta rettangolare con una doppia pelle in vetro, spazi pubblici e un auditorium ai primi livelli, una terrazza alla sommità con zone verdi sospese e tanti piani per uffici. L’altezza risulterebbe di 176,70 metri che arrivano a metri 218,25 considerando le “vele” fotovoltaiche (esclusa l’antenna), tuttavia una modifica urbanistica ancora non aprovata autorizzerebbe un’altezza indefinita. Il progetto prevede inoltre 5 piani interrati di cui 4 a parcheggio, ma forse gli stessi saranno ridotti a 2 piani con un numero di parcheggi non ancora definito. Se fossero 200-300 posti, vuole dire che se le auto che vi si dirigono viaggiassero contemporaneamente formerebbero una colonna di almeno 2-3 chilometri. Si parla di un progetto “immerso nel verde”, ma si tratta del piccolo giardino di fronte al tribunale già in parte su soletta e che sarà ulteriormente ridimensionato.

Il luogo e il tema della densità.

L’area prevista, corso Vittorio, angolo corso Inghilterra, è sita sul confine ancora percepibile tra la città tardo ottocentesca compattata delle nuove edificazioni del secondo dopo guerra e le aree più diradate, destinate un tempo a servizi: le Officine Grandi Riparazioni delle ferrovie, le carceri, il foro boario, le caserme. Un’area sulla quale la Città ha costruito il greve edificio del nuovo tribunale e ipotizzato di avviare una nuova centralità, destinata alla conoscenza e alla cultura. Questo processo però sta procedendo in modo del tutto incoerente: su corso Peschiera, angolo corso Ferrucci è stata insediata una centrale di teleriscaldamento, il raddoppio del Politecnico prosegue in modo incontrollato con una edilizia da autostrada, il progetto di Mario Bellini per la biblioteca e auditorium è in attesa di finanziamento, la nuova edilizia residenziale circostante è desolante nella sua banalità costruttiva, soltanto in parte riscattata dalle nuove residenze universitarie di via Borsellino. Per i suggestivi grandi spazi delle OGR e delle carceri è difficile trovare un riuso sostenibile, dal punto di vista economico e architettonico. Analogamente risulta vuoto il grattacielo della Rai a Porta Susa e altri spazi a Torino sono sotto utilizzati (Italia ’61, Torino Esposizioni e alcune delle stesse opere olimpiche). Dunque per un’area così difficile avrebbe senso avviare una paziente opera di ricucitura, con attenzione agli spazi verdi, di relazione, ai percorsi pedonali e ai servizi per la didattica e la ricerca, piuttosto che concentrare in un solo luogo funzioni e spazi.

Il paesaggio storico.

Le strade e le piazze di Torino hanno una relazione visiva con le montagne e con la collina: l’arco alpino è percepibile a 270 gradi con punte montane visibili superiori ai 3000 e 4000 metri. Questo paesaggio di straordinaria qualità, riscoperto con le olimpiadi invernali, si è consolidato soprattutto tra XVII e XIX secolo. Le sistemazioni barocche hanno disegnato la città in continuità con le maglie quadrate di origine romana e hanno creato prospettive visive straordinarie tra la zona di comando (piazza castello) e la corona delle residenze reali di Superga, Rivoli, Venaria e Stupinigi. Le espansioni eclettiche hanno continuato la maglia e gli assi viari preesistenti introducendo tagli diagonali funzionali ad una città più grande ed efficiente. Questo sky line unico si è conservato nel tempo connotato dalle guglie dei campanili e dalla mole antonelliana. A differenza di questi segni la poco amata torre littoria e i (piccoli) grattacieli del centro, realizzati nel periodo della speculazione postbellica, sono sempre stati ritenuti il prodotto di scarsa cultura e sensibilità urbanistica. Soltanto recentemente si sta procedendo a trasformazioni urbane che non tengono conto della trama viaria storica e del rapporto con il paesaggio tra cui alcune torri in periferia (spina 3) con esiti urbanistici ed architettonici concordemente ritenuti infelici. La torre di Renzo Piano andrebbe a costituire un ulteriore elemento di disturbo del paesaggio, molto più pesante di quello della torre littoria, sarebbe visibile da tutti i grandi assi viari della città, addirittura da piazza Castello, attraverso via Pietro Micca, e si collocherebbe nell’ambito del cannocchiale visivo che unisce Superga con Rivoli per circa 15 km: la più lunga prospettiva barocca esistente!

La questione urbanistica.

L’idea di costruire alcune torri a Torino ha la sua radice recente nel piano regolatore di Vittorio Gregotti e Augusto Cagnardi, approvato nel 1995. Lo studio milanese proponeva alcuni edifici a torre, comunque non più alti di 70 metri, come identificazione del nuovo asse viario, la “spina” centrale, nell’ambito di un disegno urbano complessivo: uno a spina 1, due identici e simmetrici, in prossimità di porta Susa, e quattro su spina 4. Con la variante approvata nel 2006, durante le Olimpiadi, nella distrazione generale salvo alcune associazioni ambientaliste, l’altezza veniva autorizzata fino a 150 metri. Ora c’è una proposta di variante di ulteriore elevazione… senza limiti. Nel rincorrersi delle notizie sulle possibili collocazione delle torri, tra cui quella di Fuksas per la Regione Rimonte prima prevista su spina 1 e ora sull’area Fiat Avio, si è arrivati all’attuale soluzione che appare slegata rispetto ad un piano urbanistico complessivo, con una torre molto alta accanto ad un’altra (forse quella del costruttore Ligresti) più piccola, disassata e tipologicamente diversa. La logica sembra essere quella di avviare una proliferazione di torri in funzione di una “messa a reddito” del territorio, per ricavare diritti edificatori, indipendentemente da considerazioni di disegno urbano e di responsabilità sociale.

Un nuovo simbolo per la città o per qualcuno?

Un edificio di queste dimensioni rischia di diventare inevitabilmente un simbolo emblematico della città, almeno fino a quando un altro soggetto non ne dovesse realizzare uno maggiore. Concedere a un soggetto privato un ruolo del genere è un privilegio straordinario. Dubitiamo che ci sia un generale interesse pubblico a concedere a Intesa San Paolo questo privilegio. Persino a Milano le grandi imprese che realizzeranno i grattacieli non avranno una simile autorappresentazione. E ancora: proprio nel momento in cui il sistema bancario mondiale è scosso dal tracollo della terza più importante banca americana, nel momento in cui il sistema del credito all’acquisto immobiliare è tra le cause dell’instabilità economica internazionale, e da per tutto si tagliano i posti di lavoro e si chiudono sportelli, è in simbolo bancario che la città di Torino può riconoscersi? Non vorremmo che il grattacielo proposto fosse l’emblema di scelte dettate soltanto da una visione economicista che ha sempre le gambe corte e alla fine si ritorce contro la maggioranza dei cittadini. Non vorremo che il miraggio di nuovi posti di lavoro nascondesse una semplice speculazione immobiliare e i posti si riducessero ad una provvisoria campagna di immagine che nulla ha a che vedere con le esigenze reali delle persone, dei lavoratori della città.

Il grattacielo come innovazione.

Forse non sarebbe il caso di inoltrarsi su questo tema che rischia appunto di diventare “ideologico”, soprattutto per chi pensa all’innovazione come ad un credo in sè positivo, sempre. Tuttavia bisogna dire che attualmente il grattacielo non è espressione di innovazione tecnologica: i grattaceli si costruiscono da circa 150 anni a questa parte. L’Empire State Building a New York è stato realizzato circa 70 anni fa ed è alto il doppio dell’attuale progetto di Piano. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale è un assurdo portare a 180 metri persone, acqua, luce, riscaldamento, raffrescamento, tuttavia le soluzioni proposte, come i pannelli fotovoltaici in grado di coprire i costi di illuminazione notturna e una serie di accorgimenti per sfruttare l’energia passiva dell’edificio, possono ridurre l’impatto ambientale di un edificio alto. Si tratta di soluzioni ormai largamente sperimentate, in grado di rendere anche totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico un edificio tradizionale, ma totalmente inadeguate per raggiungere gli stessi obiettivi in un grattacielo.

Se al tempo di Antonelli avessero sollevato queste polemiche non avremmo la Mole…

Al tempo di Antonelli la tecnica costruttiva vedeva nell’edificio alto una sfida ancora da compiere. L’architetto torinese, attraverso una serie di sotterfugi nei confronti degli organi di controllo, porta all’estremo l’uso della costruzione in laterizio realizzando la più alta opera in muratura tradizionale mai realizzata dall’uomo! Qui si propone di fare una modesta opera, in termini di altezza assoluta (ormai l’obiettivo posto ai costruttori di grattacieli sono i cinquecento metri e oltre!) e, come si è detto, tecnologicamente superata. La mole è uno straordinario documento di una conquista storica, l’opera di Piano è una buona architettura legata al passato, già sviluppata dall’architetto in analoghe opere a New York e a Londra, che potrebbe trovare il suo spazio in un adeguato contesto, non nel centro di Torino.

Tutte le grandi città hanno i grattacieli perchè Torino no?

Ci sono città che storicamente hanno scelto uno sviluppo basato sul grattacielo: soprattutto nel nord America Chicago e New York hanno costruito paesaggi di grande fascino, ma lo sviluppo in verticale è stato adottato anche da grandi città di tutto il mondo: in america del Sud, in Africa, in Asia. In Europa la presenza di centri storici e di una cultura legata alla tradizione e alla qualità dei luoghi, ha generalmente portato ad evitare di costruire i grattacieli nei centri urbani. A Parigi si è destinata un’area apposita esterna (la Defence), in altri casi si sono identificate aree specifiche, come la City di Londra, o la ricostruita Potsdamer platz di Berlino. In alcuni casi, come a Monaco, la popolazione non ha voluto i grattacieli e li ha respinti con vere e proprie mobilitazioni popolari. Non c’è niente di male nel voler proteggere un’immagine e un paesaggio radicati nella storia, che costituiscono elementi di qualità. L’Italia potrebbe essere l’esempio della capacità (talvolta non adeguata) di proteggere il proprio paesaggio storico e fare di questo una ricchezza che ci è invidiata in tutto il mondo. Se si inorridisce all’idea di costruire un grattacielo nel centro di Firenze, di Venezia o di Roma perché non si dovrebbe inorridire per Torino?

Sul metodo di una scelta.

Se è vero che non si può affrontare ogni decisione che riguarda la città come in un’assemblea condominiale, è anche vero che prima di dare per definitiva una scelta di portata strategica e storica come questa, per un grattacielo di 200 metri di altezza a Porta Susa, bisognerebbe avere dati ed elementi di chiarimento. Sono state fatte delle proiezioni sugli scenari economici e sociali legati all’innalzamento dei valori delle aree? Sugli effetti di congestionamento del traffico, dei consumi energetici? Ci sono immagini asseverate dell’edificio nello sky line della città e nelle sue varie percezioni? Quali sono le altre opere previste e come si rapporteranno ad un’immagine complessiva della città? Come possono interagire i pareri delle circoscrizioni, delle associazioni, dei singoli cittadini?
Quella del grattacielo di Torino non può essere ridotta ad una lotta tra pretesi sostenitori del cambiamento e supposti sostenitori della conservazione. Sia per chi pensa che le scelte e le realizzazioni urbanistiche e architettoniche degli ultimi anni siano state prevalentementte positive, sia per chi pensa che siano state prevalentemente negative, la decisione sul progetto a Porta Susa – e tra poco quella sul progetto di Fuksas per il grattacielo della Regione - è strategica e cruciale. Va fermata perché da una parte si rischia un fatto compiuto irreversibile, dall’altra una riflessione permetterebbe di rivedere la progettazione e la localizzazione adeguandole alle esigenze dei cittadini e della tutela del patrimonio.
Per questo facciamo appello da un lato agli enti preposti alla tutela del paesaggio e agli esperti locali e nazionali, dall’altro alla consapevolezza e alla partecipazione dei cittadini per evitare, in base a un elementare principio di precauzione, un progetto insostenibile per Torino e per discutere soluzioni diverse.

Per il Comitato “Non grattiamo il cielo” di Torino
Franco Adorno, Flavia Bianchi, Ferdinando Cartella, Valeria Giacosa,Giorgio Faraggiana, Roberto Gnavi, Paolo Hutter, Guido Montanari, Maria Teresa Roli, Emilio Soave, Lino Sturiale.

Torino 31.10.2007 mail cieloditorino@libero.it

martedì 30 ottobre 2007

La Sinistra,I Grattacieli e l'800


Da giorni ormai il dibattito suscitato dalla possibile realizzazione del grattacielo Intesa-San Paolo impegna quotidiani,politica e società civile torinese.

Crediamo sia doveroso chiarire fin da subito alcuni aspetti non secondari della vicenda per non alimentare come spesso accade visioni caricaturali della politica ed in particolare della Sinistra.

Da tempo chiediamo che le future scelte urbanistiche si muovano coniugando PARTECIPAZIONE e PROGRAMMAZIONE; in qualità di amministratori e consapevoli del patrimonio rappresentato dalla qualità dell’ambiente urbano, sentiamo il dovere di confrontarci laicamente con architetti e urbanisti,comitati e cittadini torinesi sul futuro di Torino senza posizioni pregiudiziali né ideologismi.

Non siamo contro i grattacieli né contro il progresso(ammesso che le due cose viaggino di pari passo)e fa certamente comodo relegarci ad un ruolo conservatore per non discutere nel merito delle questioni sollevate.

Il problema centrale del Grattacielo Intesa-SanPaolo riguarda infatti la modalità di assunzione delle decisioni in questa Città,troppo spesso abituata ai consensi plebiscitari o alle scelte maturate tra pochi.

La partecipazione diffusa della città che a molti fa paura non può che migliorarne il Governo e ribaltare lo stereotipo di una Torino grigia e distratta o di una Sinistra retrograda e contro ogni cambiamento.

Siamo disponibili fin da subito a discutere nel merito dell’Urbanistica a Torino anche in risposta a chi dalle pagine dei giornali punta a banalizzare il dissenso o a relegarlo ad elite radical chic;non pensiamo di vivere nell’800 e proprio per questo riteniamo prioritari nell’agenda politica della Città temi quali la sostenibilità ambientale delle opere, la partecipazione pubblica e la programmazione delle scelte urbanistiche.



Luca Cassano

Piccolo Diario della Crisi


Piccolo diario della crisi
Alessandro Robecchi

Lunedì 29, Senato. Il governo va sotto nove volte. L'Italia dei Valori vota sette volte con il Polo, due volte con l'ala sinistra dei diniani, e una volta con i marziani.
Martedì 30, Consiglio dei ministri. Mastella accusa Di Pietro di avergli rigato la macchina. Un comunicato pacificatore di Prodi viene invitato a tutte le carrozzerie. Di Pietro si dice soddisfatto.
Martedì 30, pomeriggio. Invidioso per le pallottole ricevute per posta da Prodi e Mastella, Lamberto Dini comunica allarmato di aver ricevuto un obice anticarro della prima guerra mondiale.
Mercoledì 31, Senato. L'Italia dei valori si sbaglia e vota un emendamento presentato dagli Ostrogoti nell'anno 371 dopo Cristo.
Giovedì 1, Milano. Si allena con le giovanili del Milan un senatore della Margherita acquistato da Silvio Berlusconi, si deciderà in seguito se fargli votare contro il governo o girarlo in prestito alla Ternana per due stagioni.
Giovedì 1, pomeriggio. Continua l'insostenibile clima di minacce intorno a Mastella: riceve per posta un carrarmato Tiger tedesco con torretta semovente e cinque uomini di equipaggio. Indagini a tutto campo.
Venerdì 2, Senato. Installato un complesso sistema di tubature che permette ai senatori della maggioranza di andare alla toilette pur restando al loro posto in aula.
Venerdì 2, ore 14.30. Scissione tra i diniani di destra.
Venerdì 2, ore 17, Senato. L'Italia dei valori vota per errore un emendamento del faraone Ramsete Secondo.
Venerdì 2, ore 21. Lesione dei legamenti crociati per un altro senatore della Margherita comprato da Berlusconi e girato in prestito all'Atletico Madrid.
Sabato 3, Senato. Romano Prodi pone la fiducia, il governo è salvo per un voto.

mercoledì 17 ottobre 2007

PARTITO DEMOCRATICO?

E venne il sospirato giorno delle Primarie anche in Piemonte...
Si è votato Domenica 14 Ottobre e la precisazione è dovuta, dal momento che ad oggi non si capisce ancora chi ha vinto.Certo è che siamo ad un passo dal Guinness dei Primati...
I votanti in Piemonte per le primarie del Partito democratico sono stati 150 mila e a tre giorni dal voto lo spoglio non è ancora ultimato...
Mancheranno forse i voti dei Piemontesi all'estero fatto sta che la tanto sbandierata partecipazione popolare viene svilita da una guerra all'ultimo spoglio tra chi ha vinto e chi avrebbe dovuto vincere.
In democrazia chi ha più voti vince,in Piemonte no.
Diciamo che l'inizio è dei migliori visto che è Partito Democratico,immaginiamo come proseguirà.

domenica 14 ottobre 2007

BUONA DOMENICA....



La mia Domenica di relax inizia alle nove con la notizia del rogo che ha distrutto un accampamento rom in Zona Torino Nord. Le foto che allego sono state scattate questa mattina...

Torino,14 Ottobre 2007

ROGO CAMPO NOMADI TORINO

L’incendio doloso di questa notte nei pressi di via Vistrorio, sulle sponde del torrente Stura, rappresenta un preoccupante salto di qualità nel clima di minacce e intolleranza cui sono sottoposte da mesi le popolazioni nomadi a Torino e nel resto d’Italia.
Nell’attesa che si chiarisca al più presto la natura del rogo, registriamo come già nelle scorse settimane le famiglie presenti nell’area avessero denunciato alle forze dell’ordine di aver ricevuto ripetute minacce.
Non ci risulta, diversamente, che l’area dovesse essere oggetto di sgomberi nei prossimi giorni e siamo esterrefatti all’idea che si possa pensare che ciò possa aver indotto uomini e donne a mettere a rischio la vita dei propri figli pur di trovare una sistemazione migliore.
Esprimiamo con un senso di amarezza e indignazione, la nostra vicinanza e solidarietà alle 60 persone fortunatamente scampate al rogo,nella speranza che la Città possa rispondere con forza e determinazione a episodi criminali di questa natura.

martedì 25 settembre 2007

Sauna Rossa


Sauna Rossa,sarebbe Sala Rossa ma il potere calorifero sprigionato dall'impianto di raffreddamento rosola i consiglieri comunali,costretti in giacca e cravatta.Temperatura sui 28 gradi...

Oggi è il giorno dell'arrivo dei grilliani in Consiglio Comunale,tribuna ospiti.Non mi addentrerò nel commento sul fenomeno Grillo mi limito a registrarne,da cronista interessato,gli effetti sul luogo che frequento quotidianamente da un anno e mezzo a questa parte...

Ho visto cose che voi umani...Ho visto consiglieri il cui microfono giaceva impolverato da mesi intervenire con passione e trasporto sul CATASTO,consiglieri incollati alla sedia in silenzio ad ascoltare gli interventi altrui...ho sentito con le mie orecchie raccomandazioni a non votare per i consiglieri fuori dall'aula...consiglieri rimandare gli impegni per restare in aula a votare e a garantire il numero legale...non ho visto Buttiglione(nonostante i gelati nel frattempo siano arrivati...)....

Un invito agli amici di Beppe Grillo:veniteci a trovare più spesso magari consultando il calendario delle nostre commissioni consiliari dove lo spettacolo è davvero impagabile...potrete assistere ai campionati cittadini di FIRMA EXPRESS,ovvero prendi il gettone e scappa da un'uscita secondaria facendo finta di parlare al telefono...

Infine una considerazione elementare quanto cristallina...oggi il Consiglio Comunale si è comportato per quello che dovrebbe essere...luogo di rappresentanza in cui gli eletti e gli elettori sono gli uni di fronte agli altri e i vizi indotti dall'essere invisibili alla città si perdono.

Oggi,per qualche ora, siamo stati un po' meno casta e un po' più dipendenti...e domani?

lunedì 17 settembre 2007

mercoledì 1 agosto 2007

Bologna 2 Agosto 1980 ore 10.25

Molti di noi non erano ancora nati eppure a 27 anni da quella strage il bisogno di ricordare cosa accadde nell'atrio della Stazione Centrale di Bologna e' forte.
Domani mattina alle 10.25 prendetevi un minuto per leggere i nomi delle vittime o per visitare il sito dell'associazione dei familiari delle vittime.

Dal sito
http://www.stragi.it/

La strage
Il 2 agosto 1980, alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna.
Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d'aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell'azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L'esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.
Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere.

Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti. (testimonianze di Biacchesi e da "Il giorno")
La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze.

Maria Fresu si trovava nella sala della bomba con la figlia Angela di tre anni. Stavano partendo con due amiche per una breve vacanza sul lago di Garda. Il corpicino della piccola, la più giovane delle vittime, venne ritrovato subito. Solo il 29 dicembre furono riconosciuti i resti della madre.

Marina Trolese, 16 anni, venne ricoverata all'ospedale Maggiore, il corpo devastato dalle ustioni. Con la sorella Chiara, 15 anni, era in partenza per l'Inghilterra. Le avevano accompagnate il fratello Andrea, e la madre Anna Maria Salvagnini. Il corpo di quest'ultima venne ritrovato dopo ore di scavo tra le macerie. Andrea e Chiara portano ancora sul corpo e nell'anima i segni dello scoppio. Marina morì dieci giorni dopo l'esplosione tra atroci sofferenze.

Torquato Secci, impiegato alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata di un amico del figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona. Sergio lo aveva informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava, proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva dovuto aspettare il treno successivo.
Poi non ne aveva più saputo nulla.
Solo il giorno successivo, telefonando all'Ufficio assistenza del Comune di Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto Rianimazione dell'ospedale Maggiore.
"Mi venne incontro un giovane medico, che con molta calma cercò di prepararmi alla visione che da lì a poco mi avrebbe fatto inorridire", ha scritto Secci, "la visione era talmente brutale e agghiacciante che mi lasciò senza fiato. Solo dopo un po' mi ripresi e riuscii a dire solo poche e incoraggianti parole accolte da Sergio con l'evidente, espressa consapevolezza di chi, purtroppo teme di non poter subire le conseguenze di tutte le menomazioni e lacerazioni che tanto erano evidenti sul suo corpo".
Nel 1981 Torquato Secci diventò presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage.

La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti.
I vigili del fuoco dirottarono sulla stazione un autobus, il numero 37, che si trasformò in un carro funebre.
E' lì che vennero deposti e coperti da lenzuola bianche i primi corpi estratti dalle macerie.

Alle 17,30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero all'aeroporto di Borgo Panigale e si precipitò all'ospedale Maggiore dove era stata allestita una delle tre camere mortuarie.
Per poche ore era circolata l'ipotesi che la strage fosse stata provocata dall'esplosione di una caldaia ma, quando il presidente arrivò a Bologna, era già stato trovato il cratere provocato da una bomba.
Incontrando i giornalisti Pertini non nasconse lo sgomento: "Signori, non ho parole" disse,"siamo di fronte all'impresa più criminale che sia avvenuta in Italia".

Ancora prima dei funerali, fissati per il 6 agosto, si svolsero manifestazioni in Piazza Maggiore a testimonianza delle immediate reazioni della città.
Il giorno fissato per la cerimonia funebre nella basilica di San Petronio, si mescolano in piazza rabbia e dolore.
Solo 7 vittime ebbero il funerale di stato.
Il 17 agosto "l'Espresso" uscì con un numero speciale sulla strage.
In copertina un quadro a cui Guttuso ha dato lo stesso titolo che Francisco Goya aveva scelto per uno dei suoi 16 Capricci: "Il sonno della ragione genera mostri".
Guttuso ha solo aggiunto una data: 2 agosto 1980.

Cominciò una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana.

Le vittime

ANTONELLA CECI anni 19
ANGELA MARINO "23
LEO LUCA MARINO " 24
DOMENICA MARINO " 26
ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA " 57
VITO DIOMEDE FRESA " 62
CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA " 14
ANNA MARIA BOSIO IN MAURI " 28
CARLO MAURI " 32
LUCA MAURI " 6
ECKHARDT MADER " 14
MARGRET ROHRS IN MADER " 39
KAI MADER " 8
SONIA BURRI " 7
PATRIZIA MESSINEO " 18
SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA " 34
MANUELA GALLON " 11
NATALIA AGOSTINI IN GALLON " 40
MARINA ANTONELLA TROLESE " 16
ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE " 51
ROBERTO DE MARCHI " 21
ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI " 60
ELEONORA GERACI IN VACCARO " 46
VITTORIO VACCARO " 24
VELIA CARLI IN LAURO " 50
SALVATORE LAURO " 57
PAOLO ZECCHI " 23
VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI " 23
CATHERINE HELEN MITCHELL " 22
JOHN ANDREW KOLPINSKI " 22
ANGELA FRESU " 3
MARIA FRESU " 24
LOREDANA MOLINA IN SACRATI " 44
ANGELICA TARSI " 72
KATIA BERTASI " 34
MIRELLA FORNASARI " 36
EURIDIA BERGIANTI " 49
NILLA NATALI " 25
FRANCA DALL'OLIO " 20
RITA VERDE " 23
FLAVIA CASADEI " 18
GIUSEPPE PATRUNO " 18
ROSSELLA MARCEDDU " 19
DAVIDE CAPRIOLI " 20
VITO ALES " 20
IWAO SEKIGUCHI " 20
BRIGITTE DROUHARD " 21
ROBERTO PROCELLI " 21
MAURO ALGANON " 22
MARIA ANGELA MARANGON " 22
VERDIANA BIVONA " 22
FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ " 23
MAURO DI VITTORIO " 24
SERGIO SECCI " 24
ROBERTO GAIOLA " 25
ANGELO PRIORE " 26
ONOFRIO ZAPPALA' " 27
PIO CARMINE REMOLLINO " 31
GAETANO RODA " 31
ANTONINO DI PAOLA " 32
MIRCO CASTELLARO " 33
NAZZARENO BASSO " 33
VINCENZO PETTENI " 34
SALVATORE SEMINARA " 34
CARLA GOZZI " 36
UMBERTO LUGLI " 38
FAUSTO VENTURI " 38
ARGEO BONORA " 42
FRANCESCO BETTI " 44
MARIO SICA " 44
PIER FRANCESCO LAURENTI " 44
PAOLINO BIANCHI " 50
VINCENZINA SALA IN ZANETTI " 50
BERTA EBNER " 50
VINCENZO LANCONELLI " 51
LINA FERRETTI IN MANNOCCI " 53
ROMEO RUOZI " 54
AMORVENO MARZAGALLI " 54
ANTONIO FRANCESCO LASCALA " 56
ROSINA BARBARO IN MONTANI " 58
IRENE BRETON IN BOUDOUBAN " 61
PIETRO GALASSI " 66
LIDIA OLLA IN CARDILLO " 67
MARIA IDRIA AVATI " 80
ANTONIO MONTANARI " 86

lunedì 30 luglio 2007

A GIOVANNI PESCE,COMANDANTE PARTIGIANO


Il ricordo di un Compagno a cui Torino e l'Italia intera devono molto...

«Abbiamo scelto di vivere liberi...»

di Giovanni Pesce

Brano tratto da "Senza tregua. La guerra dei Gap" (Feltrinelli, prima edizione 1967)

Il suo racconto del giorno della Liberazione a Milano e di quel ghigno che fa la differenza tra chi lotta per la libertà e chi per l'oppressione

Da viale Romagna si raggiunge Piazzale Loreto lungo un rettilineo fino in via Porpora e si svolta a sinistra. Dappertutto cordoni di repubblichini: militi dietro militi, sempre più fitti, sempre più lugubri. In Piazzale Loreto urla folla sconvolta e sbigottita. Si respira ancora l'odore acre della polvere da sparo. I corpi massacrati sono quasi irriconoscibili. I briganti neri, pallidi, nervosi, torturano il fucile mitragliatore ancora caldo, parlano ad alta voce, eccitatissimi per aver sparato l'intero caricatore.
Sbarbatelli feroci, vicino a delinquenti della vecchia guardia avvezzi al sangue ed ai massacri, ostentano un atteggiamento di sfida volgendo le spalle alle vittime, il ceffo alla folla. Ad un tratto irrompe un plotone di repubblichini, facendosi largo a spinte e a colpi di calcio di fucile e andando a schierarsi vicino ai caduti.
"Via via, circolate", urlano. Spontaneamente il popolo è accorso verso i suoi morti. Ora la folla, ricacciata, viene premuta fra i cordoni dei tedeschi e dei fascisti. Urla di donne, fischi, imprecazioni. "La pagheranno!".
I repubblichini, impauriti, puntano i mitra sulla folla. Dall'angolo della piazza scorgo lo schieramento fascista accanto ai nostri morti. Potrei sparare agevolmente se i fascisti aprissero il fuoco. In quel momento, fendendo la calca, si fa largo una donna: avanza tranquilla, tenendo alto un mazzo di fiori; raggiunge le prime file, vicino al cordone dei repubblichini, come se non vedesse le facce livide e sbigottite degli assassini; percorre adagio gli ultimi passi.
Scorgo da lontano quella scena incredibile, un volto mite incorniciato da capelli bianchi, un mazzo di fiori che sfila davanti alle canne agitate dei fucili mitragliatori. I fascisti rimangono annichiliti da quella sfida inerme, dall'improvviso silenzio della folla. La donna si china, depone i fiori, poi si lascia inghiottire dalla folla. Comincia cosi un corteo muto, nato come da un improvviso accordo senza parole.
Altre donne giungono con altri fiori passando davanti ai militi per deporli vicino ai caduti. Chi ha le mani vuote si ferma un attimo vicino alle salme martoriate. Per ogni mazzo di fiori ci sono cento persone che sostano riverenti.
Si odono distintamente i rumori attutiti dei passi e si colgono i timbri alti delle voci. Accanto a me uno bisbiglia: "Vede quello li sulla sinistra? Tentava di scappare. Appena era sceso dal camion si era diretto di corsa verso una via laterale. Credevamo che ce l'avrebbe fatta. Era già lontano. L'hanno riportato indietro che zoppicava, ferito ad una gamba. L'hanno spinto accanto agli altri, già schierati, in attesa."
L'ultimo volto che vedo, abbandonando la piazza, è quello di un repubblichino, che ride istericamente. Quel riso indica l'infinita distanza che ci separa. Siamo gente di un pianeta diverso. Anche noi combattiamo una dura lotta, in cui si dà e si riceve la morte. Ma ne sentiamo tutto l'umano dolore, l'angosciosa necessità. In noi non è, non ci può essere nulla di simile a quello sguardo, a quella irrisione di fronte alla morte.
Loro ridono. Hanno appena ucciso 15 uomini e si sentono allegri. Contro quel riso osceno noi combattiamo. Esso taglia nettamente il mondo: da un lato la barbarie, dall'altro la civiltà. I cordoni di repubblichini sono sempre fitti. Ad ogni passaggio, ad ogni posto di blocco, mi imbatto nella loro insolenza, nella loro spavalda vigliaccheria: mitra ostentati, bombe a mano al cinturone, facce feroci, lugubri camicie nere.
Ancora una volta, come in Spagna di fronte alla spietata ferocia degli ufficialetti nazisti, si rivelano i due mondi in antitesi, i due modi opposti di concepire la vita.
Noi abbiamo scelto di vivere liberi, gli altri di uccidere, di opprimere, costringendoci a nostra volta ad accettare la guerra, a sparare e ad uccidere. Siamo costretti a combattere senza uniforme, a nasconderci, a colpire di sorpresa. Preferiremmo combattere con le nostre bandiere spiegate, felici di conoscere il vero nome del compagno che sta al nostro fianco. La scelta non dipende da noi, ma dal nemico che espone i corpi degli uccisi e definisce l'assassinio "un esempio."
La belva ormai incalzata da ogni parte, si difende col terrore.
Mi rifugio in casa. Mi raggiunge nel pomeriggio una staffetta. I repubblichini hanno sparato in aria per allontanare la folla che sfilava davanti ai caduti. Il giorno successivo alla Vanzetti, alla Graziosi, alle Trafilerie, alla Motomeccanica, alla O.M. ecc., gli operai abbandonano il lavoro in segno di protesta; alla Pirelli le maestranze si riuniscono in silenzio. Ora tocca a noi.
Nella medesima notte prepariamo otto bombe ad alto potenziale. Il tecnico, abituato ad un lavoro di precisione, esprime le sue preoccupazioni, ma si piega alle necessità. Il giorno dopo, all'alba, io, Narva e Sandra ci troviamo nella chiesa di via Copernico per la consegna dell'esplosivo. Il parroco si accinge a celebrare la prima messa, avanzando silenziosamente dalla sacrestia. Nella chiesa, deserta, regna un silenzio profondo, una pace incredibile. Arriva il tecnico con le borse. Il prete assiste alle consegne, immobile fra i chierichetti. Comprende? Non so.
Usciamo. Accompagno le ragazze all'appuntamento con Conti e Giuseppe, per l'ultimo scambio delle borse.
"Vi proteggerò le spalle, " dico, " calma e sangue freddo. Non ci sarà nessuna sorpresa."
I due gappisti con la calma e la sicurezza di professionisti, depositano le bombe, si eclissano in una viuzza scambiandosi un rapido cenno di saluto. Una, due, tre esplosioni scuotono l'aria, infrangono i vetri. Il ritrovo ufficiali del comando tedesco è devastato come un campo di battaglia. Abbiamo disposto le cariche in modo che gli esplosivi deflagrassero prima sulle finestre e successivamente all'uscita del circolo.
Il giorno dopo il Feldmaresciallo Kesserling invita le forze dipendenti ad agire con maggiore energia nei confronti dei sabotatori da impiccarsi sulle pubbliche piazze; il comandante della piazza di Milano anticipa il coprifuoco alle 22. Il nemico si rende conto che l'arma del terrore gli si ritorce contro. Dobbiamo insistete. Azzini e Bosetti attaccano il comando repubblichino nella sede dove convergono i lavoratori italiani da inviare in Germania. Il mattino del 14 agosto un alto ufficiale tedesco e due subalterni mentre discutono in un ufficio del Palazzo di Giustizia vengono uccisi con una "sipe" lanciata da una finestra.
Nei corridoi, tedeschi e fascisti fuggono in preda al panico. Il coprifuoco non ci ferma: il 16 agosto ancora Azzini e Bosetti giustiziano uno squadrista, ufficiale della milizia e delatore di partigiani e, due giorni dopo un'altra squadra abbatte un ufficiale delle SS a Porta Volta.
"La pagheranno!" era la parola d'ordine del popolo e la nostra.


giovedì 19 luglio 2007

QUANTO CI COSTI?

In un periodo in cui si fa un gran parlare di Costi della Politica,credo sia giusto rendere pubblici i dati sulle dotazioni di cui dispone un Consigliere Comunale a Torino per ridimensionare le ricostruzioni fantasiose che da qualche mese a questa parte capita di ascoltare o leggere sui mezzi di informazione. Senza scandali nè caste,solo con un po' di trasparenza
Eccovele:

-Telefono cellulare in comodato d'uso per le telefonate di servizio
-Computer portatile in comodato d'uso fino alla scadenza del mandato
-Tessera Taxi per gli spostamenti di servizio con un tetto di spesa di 300
euro annuali(circa 30 corse medio brevi in percorso urbano)
-Abbonamento per la libera circolazione sui mezzi pubblici del GTT a
Torino
-Abbonamento Musei Torinesi.
-Ingresso ad alcuni spettacoli della Stagione dei Teatri Torinesi
Per quel che riguarda gli emolumenti:
Ogni seduta ufficiale del Comune da diritto ad un gettone di circa 120 euro fino a un tetto massimo mensile di 3142 lordi al mese.
Il rimborso medio quindi si aggira attorno ai 2100 euro netti al mese da cui vanno sottratti(nel caso di Rifondazione Comunista) i contributi al Partito(800 euro al mese)e le spese vive non rimborsate(spese alimentari,gli spostamenti,etc...) che incidono per circa 400 euro al mese.
Un ultimo dato riguarda il numero delle sedute a cui ho partecipato dal 16 Giugno 2006 ad oggi.
E tu cosa ne pensi?

mercoledì 4 luglio 2007

Welcome Bambina,Grazie Mamma Fiat




La città è in festa per il grande ritorno di Mamma Fiat,dai tempi di Bravo e Brava assistevamo ad una kermesse di queste proporzioni...

Viva Mamma Fiat e Viva la 500 ma noi non ci saremo ...e non perchè i comunisti non amino divertirsi o perchè siamo sempre contro tutto.

Non rinunciamo di fronte alla retorica Olimpica della Torino Turistica e da Bere che travolge e spazza via qualunque spirito critico e ogni capacità di analisi oltre i lustrini e le carte patinate degli inviti.

Avremmo preferito festeggiare per una macchina prodotta a Torino o per l'impegno a favore di un motore ecologico da produrre a Mirafiori.

Speriamo tutti che l'industria dell'auto mantenga un ruolo centrale nell'economia italiana e torinese ma ci domandiamo a che prezzo...le azioni Fiat volano(oggi oltre i 23 Euro) e si vendono sempre più macchine che disegnano città irrespirabili e mobilità insostenibili.

Viva la Fiat e i 72.000 euro che la Festa costerà alla Città di Torino proprio come 13 anni fa quando la festa di Bravo e Brava riusci a scucire 250 milioni.

giovedì 7 giugno 2007

GRAND HOTEL...OLIMPICO



Grand Hotel Olimpico

Questa settimana una inchiesta della Stampa ha riportato i dati sulle percentuali di riempimento delle stanze degli alberghi a 4-5 stelle a Torino.
La quasi totalità delle strutture non raggiunge il 30% ed è evidente che si impone una riflessione sul sistema turismo a Torino.
L’offerta di stanze di fascia alta ha superato abbondantemente le 2.000 unità e i dati riportati dalla Stampa, mettono in dubbio il fatto che sia necessario ampliare ulteriormente la disponibilità di stanze 4-5 stelle.
Lo abbiamo detto nei giorni delle polemiche su Casa Gramsci e lo ribadiamo ora,forse gli operatori nazionali internazionali hanno colto prima di tutti la saturazione dell’offerta di fascia alta e ritenuto non appetibile un investimento su Torino?
E’ il caso dell’ex-Albergo di Virtù(Casa Gramsci),ma anche di Piazza San Carlo 161,che sarebbe dovuto diventare l’ennesimo albergo a 5 stelle, ed è oggi destinato all’alienazione immobiliare dopo una serie di aste deserte.
Segnali preoccupanti che sottolineano l’importanza di investire sui servizi di fascia media, fermando la corsa agli alberghi a 4/5 stelle,potenziando quelli in grado di attrarre i giovani e le famiglie anche in vista del possibile aumento dell’offerta di voli low cost su Torino.
Il turismo può rappresentare una delle risorse della Città ma è opportuno, mentre il Comune fa i conti con i debiti post-olimpici e i trasferimenti dallo Stato diminuiscono, ragionare con dati alla mano sugli investimenti passati e il rapporto tra le risorse investite e i benefici prodotti.
In molti hanno creduto in un boom in grado di riempire le casse comunali ma la realtà è decisamente più pesante:la scorsa settimana infatti l’agenzia di rating Standard & Poor's ha declassato il giudizio sul debito di lungo termine del Comune di Torino. Tale decisione da parte dell'agenzia riflette «la persistente accumulazione di debito finanziario del 2006, che esercita un’ulteriore pressione sul già elevato debito finanziario residuo causato dagli investimenti infrastrutturali per i giochi 2006». Il Comune di Torino è gravato da un debito di circa 3 miliardi di euro, che implica una spesa annua per rimborso di interessi e capitale di circa 210 milioni.
Mala tempora currunt.…Senza contare le strutture vuote realizzate per le Olimpiadi che prima di poter generare un qualunque beneficio economico accumuleranno debiti per i prossimi 5 anni. E’il caso di dirlo la Passione vive ancora qui e il rosso non è più quello dei drappi a festa in giro per la città ma quello delle casse comunali. (Passion Lives Here-azzeccatto slogan olimpico).

mercoledì 6 giugno 2007

IL GRATTACIELO S'ALZA E SUPERA LA MOLE


IL GRATTACIELO S’ALZA E SUPERA LA MOLE

L’avvenuta annessione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino da parte della Banca Intesa che tanto ha animato il dibattito a Torino nei mesi scorsi, lascia aperti interrogativi pesanti sul futuro occupazionale nella nostra città e sul ruolo sempre più marginale degli uffici torinesi in favore di quelli milanesi.

Sono sempre più, infatti, i dipendenti “caldamente invitati” al pendolarismo quotidiano verso la grande Milano da bere e si diffonde la percezione anche negli ottimisti ad oltranza,che un grande patrimonio si stia disperdendo penalizzando soprattutto lavoratori e correntisti,vittime eterne dei processi di fusione e delle salvifiche liberalizzazioni.

In un contesto quantomeno difficile per il polo torinese,Lunedì 28 Maggio Enrico Salza annuncia trionfante: “ Il grattacielo San Paolo si farà, sarà alto 180 metri e ospiterà 3 mila dipendenti”…

Le domande che immediatamente in molti si pongono sono contenute in un appello lanciato dalle pagine di Nuova Società (www.nuovasocieta.it) di cui riporto alcuni passaggi:

Si tratta di dubbi e domande aperte che non devono essere trascurate in nome di una superficiale idea di modernità o di compattezza.Sono necessarie così ingenti nuove cubature? Non è sufficiente una migliore utilizzazione delle aree dimesse?Quali sarebbero le modificazioni del paesaggio della città, vista dal basso e dalla collina?E’ opportuno che sorga un nuovo “simbolo” della città, accanto alla Mole?Per quanto riguarda il caso particolare del San Paolo nella nuova fusione bancaria: per difendere l’occupazione a Torino è necessario un investimento immobiliare di quella portata?

Probabilmente no, visto che le dichiarazioni sulle nuove assunzioni ad oggi non trovano seguito nelle scelte del management o nei contenuti del Piano Industriale.

La vicenda grattacielo San Paolo ci parla del rapporto e dei legami tra la Città e i poteri forti (tra cui quelli delle Banche) capaci di imporre le scelte urbanistiche alla collettività e di superare anche gli edifici storici come la Mole Antonelliana, in una rincorsa verso il cielo che vede il potere economico svettare sulla città alla ricerca del primato,anche architettonico.

Luca Cassano

Capogruppo Comune di Torino

lunedì 4 giugno 2007

I FURBETTI DEL CEDOLINO...


I furbetti del cedolino?da La Repubblica di Domenica 3 Giugno 2007

Gent.mo Dottor Travaglio,le scrivo a proposito della precisazione fornita dall'Ing.Vaciago in relazione al compenso a lui riconosciuto dal Comune. Cito testualmente le dichiarazioni tratte da La Repubblica del 29 Maggio "sono dolente di disilludere sia Lei che il giovane Consigliere Cassano...guadagno meno della metà delle cifre sognate per me dal Consigliere"
Le cifre da me indicate Caro Ing.Vaciago, non sono frutto dei sogni di un giovane ma dei dati riportati negli atti dirigenziali che indicano un impegno di spesa per la Città di Torino "per l'anno 2007 di Euro 453.467,64 (competenze Euro 355.847,00 - oneri Euro 97.620,64) così ripartiti:38.296,98 annui lordi, pari allo stipendio tabellare della qualifica dirigenziale;una indennità aggiuntiva annua pari a Euro 211.700,00, per tredici mensilità, oltre ad una retribuzione annua lorda legata al raggiungimento degli obiettivi fissati di intesa con il Sindaco secondo i criteri del Contratto Integrativo Aziendale vigente.

"Trascurare la matematica è un'offesa al sapere, poichè chi la ignora non può conoscere le altre scienze o le cose del mondo. Roger Bacon

Luca Cassano

venerdì 1 giugno 2007

Principi e Princìpi

Da "La Repubblica" di Domenica 27 Maggio 2007

Gentile dottor Travaglio, ho 24 anni, faccio il consigliere comunale a Torino e, spero non solo per la mia giovane età, allibisco di fronte all ' atteggiamento di gran parte della classe politica sul caso Vaciago. Uno dei manager più pagati d ' Italia (20 mila euro netti al mese) è indagato per truffa; la magistratura gli contesta una disinvolta operazione « olimpica » legata alla ristrutturazione del Principi di Piemonte.

Vaciago ammette di aver sbagliato e di essere colpevole, e aggiunge che lo rifarebbe. Il Consiglio comunale ne discute. Io intervengo per domandare se il fine giustifichi i mezzi: in attesa del lavoro dei giudici, è opportuno tenere Vaciago al vertice della macchina comunale? O un evento pur straordinario come le Olimpiadi consente la violazione delle norme vigenti?

Se Vaciago fosse giudicato colpevole, non si potrebbe che chiedere le sue dimissioni: quale modello rappresenterebbe un capo che viola le norme che chiede di rispettare ai suoi dipendenti?

A questo punto interviene il sindaco per ribadire la totale fiducia a Vaciago e aggiunge che, se valesse questo principio, dovremmo andare tutti a casa. Non capisco: vuol forse dire che tutti abbiamo i nostri scheletri nell ' armadio?

Perché mai, se Vaciago ha sbagliato, non dovrebbe pagare? Stiamo parlando di un reato contro la Pubblica Amministrazione, quindi contro l ' interesse collettivo. La vicenda investe la questione morale da un lato e il ruolo del pubblico impiego dall ' altro.

Come possiamo pensare che la politica si evolva e torni a suscitare emozioni , se diventano « rivoluzionarie » parole di puro buonsenso che chiedono etica e correttezza a chi amministra e governa? E i giovani? Come credere a un mondo che educa al cinismo e alla destrezza nel divincolarsi, anziché alla purezza?

Giorni fa ne ho discusso con alcuni coetanei della società civile e ho capito una volta di più che senza un nuovo codice etico sarà impossibile riconquistare la fiducia dei molti che non si avvicinano alla politica per motivi igienici. Continuo a pensare, forse da ingenuo, che la chiave per rendere la casta un po ' meno tale parta da qui. Lei che ne pensa? Luca Cassano Torino

Caro Luca, caduto il governo del Cavaliere siamo precipitati nel «berlusconismo senza Berlusconi».
Ormai il virus dell'impunità contamina larghe fasce del centrosinistra. Così, mentre Amato giustifica la presenza in Parlamento di 25 pregiudicati perché han commesso «solo reati minori» (corruzione giudiziaria, omicidio, concussione, truffa, bancarotta...), la casta politica torinese si stringe intorno al city manager indagato, che pure ha ammesso di aver aggirato le leggi in nome del Dio Olimpico.

Se si trattasse di una questione controversa, sarebbe giusto attendere le sentenze dei giudici. Ma se Vaciago addirittura rivendica i fatti che gli vengono contestati, andrebbe licenziato in tronco. Per una questione non penale, ma politica e morale. Capisco che, pronunciando certe parole (etica, responsabilità, legalità), lei si senta un marziano. Ma la prego di insistere, finché riusciremo, tutti insieme, a far sentire marziani quelli che l'etica pubblica non sanno neppure cosa sia. E a mandarli democraticamente a casa. Marco Travaglio


giovedì 31 maggio 2007

Un anno dopo-Seconda Parte

La giornata tipo del consigliere comunale-o perlomeno del sottoscritto- comincia al mattino con l'accensione dei cellulari,sempre prodighi di messaggi in segreteria(specie se la sera prima sei andato a dormire tardi)e di amabili persone a cui rispondere con pienezza di te stesso fin dai primi minuti successivi al risveglio.

Colazione fulminea mentre leggi la ricca rassegna stampa del Comune e poi via...

A questo punto comincia la rincorsa verso il comune in perenne ritardo...almeno 4 commissioni al giorno,un consiglio alla settimana 2-3 conferenze dei capigruppo ed altre amenità per un totale al mese di circa 40 impegni istituzionali ufficiali ed almeno altrettante riunioni informali

La pausa pranzo è sempre una riunione o una serie di telefonate nella migliore delle ipotesi;il pomeriggio-soprattutto la fascia oraria 14-20.10(dopo no perchè c'è Blob e non si risponde a nessuno) è il momento in cui tutti hanno qualcosa di cui parlarti,chiederti conto,risolvere problemi tra i più disparati ed essere sempre ubiquo e disponibile.

Le persone con cui passi le tue ore diventano in qualche modo amiche come quelle che incontri nei rari momenti di relax,le bariste, il cameriere della trattoria la tabaccaia...perchè spezzano la monotonia del palazzo e della politica ad oltranza...

Finita la cena-spesso passata al telefono per recuperare le dieci chiamate perse-altre riunioni amabili e infinite ma sempre stimolanti,soprattutto quelle con i Compagni.

Per finire la lettura dei giornali del giorno dopo...Stampa e Repubblica prima di andare a dormire e poi una bella dormita di 5-6 ore il più delle volte sul divano.Imperdibile e consigliato agli intenditori.


martedì 29 maggio 2007

Un anno fa

Il 29 Maggio 2006 a notte fonda cominciava questo viaggio assurdo di cui oggi provo a tirare le prime somme.

Un'esperienza totalizzante che ti spinge ad occuparti di cose di cui mai avresti pensato di poterti occupare in vita tua ma che ti porta a conoscere i problemi della città a cui ti senti in qualche modo legato.

Ore passate in riunioni infinite,batterie di cellulari che dopo qualche mese si arrendono all'evidenza dei ritmi e dei flussi del tuo traffico telefonico.

Settimane intere senza una sera libera in cui poter dire...questa sera cazzeggio oppure gioire se tutti i tuoi telefoni si scaricano e non puoi rispondere a nessuno.

Come spiegare tutto ciò agli amici,ai parenti ai familiari che non ti vedono più?O alla tua ragazza?

Con la passione,la costanza e un pizzico di masochismo che ti spinge ad esserci sempre per provare a rappresentare i bisogni delle persone di cui pochi o nessuno all'interno del Palazzo si sentono di doversi far carico.

Con la testardaggine e un po' di pazzia che contraddistingue molti politici e i consiglieri comunali tra questi.

Un ringraziamento a voi tutti per chi ha capito le chiamate non risposte,le conversazioni interrotte, le email a cui non ho risposto,le richieste dimenticate e molto altro ancora.

Mi dilungherei ancora ma il tempo stringe e tra un'ora ho una riunione...e guai a chi pensa che è uno scherzo.

domenica 29 aprile 2007

AMICO SILVIO 1.0


Amico Silvio 1.0-Dal Manifesto di oggi

Alessandro Robecchi
Tenetevi al passo con le nuove tecnologie. Installate subito sul vostro computer Amico Silvio 1.0, il nuovo programma che cambierà il vostro modo di pensare. Bastano pochi clic e Amico Silvio 1.0 si istalla al posto dei vecchi programmi, cose obsolete come Anticomunista 2006, o Conflitto d'Interessi 2.0.
Caratteristiche tecniche. Amico Silvio 1.0 gira su qualunque computer. Offre immagini spettacolari, come Silvio accudito dalle giovani badanti in Sardegna. Contiene materiali edificanti come Silvio applaudito al congresso del Pd, o Silvio contrito per aver cacciato Biagi. Nella speciale directory Silvio Assolto potrete archiviare tutti i processi, le assoluzioni e le prescrizioni.
Prestazioni. Veloce e duttile, Amico Silvio 1.0 è un programma che risolve problemi operativi apparentemente impossibili. Per esempio, fare una legge sul conflitto di interessi e nel frattempo chiedergli di comprare un po' di Telecom sembrerebbe una contraddizione secca e irrisolvibile. Ma Amico Silvio 1.0 scardina il problema con eleganza, un sorriso, una pacca sulla spalla.
Compatibilità . Amico Silvio 1.0 si interfaccia perfettamente e senza problemi con tutti i programmi. Gli va bene quello del Partito Democratico, gli piace l'ipotesi di una federazione con Fini, è predisposto per dialogare via mail persino con Casini. Soprattutto, per la prima volta, Amico Silvio 1.0 si sente riconosciuto dagli altri programmi che cominciano a pensare a lui come un software affidabile.
Manuale Utente. Un consiglio. Tenete installato Amico Silvio 1.0. sul vostro computer finché non si parla seriamente della legge Gentiloni. Per allora uscirà il nuovo programma Silvio Si Incazza Di Nuovo 1.0, oppure reinstallate il vecchio Conflitto di Interessi 2.0. Per ora, però, usate questo Amico Silvio 1.0. Un programma di enorme successo. Molti ci stanno già cascando. Gli stessi che per ben tredici anni non hanno mai usato l'antivirus.

lunedì 16 aprile 2007

GRAZIE BLOB


Due compleanni ricorrono oggi un 18esimo e 80esimo anno,per esigenze di spazio e tempo ma solo per quelle...mi soffermerò sulla maggiore età raggiunta dalla Banda di Ghezzi...
Pochi minuti di aria in un palinsesto televisivo a larghi tratti agghiacciante...ecco in tre parole quello che Blob ha rappresentato e rappresenta.
Negli anni della mia inconsapevolezza finestra sul mondo,esaltazione dell'assurdo e specchio di un Paese...scene indimenticabili scolpite nella memoria....lo scherzo in diretta Tv a Sandra Milo e i fratelli Abate del Cinico Tv ma anche gli speciali sugli anni 70 e le monografie irriverenti.
Un capodanno di qualche anno fa in montagna passato a guardare lo speciale di Blob e un diario regalatomi alle Medie che conservo come una reliquia...altro che Power Rangers e Grande Fratello...
Grazie Blob per farmi dimenticare quotidianamente Costanzo,la Defilippi,Magalli,Amadeus,Carlo Conti,Luisa Corna,Il Bagaglino,Bruno Vespa,Emilio Fede,il Radical Trash delle finte litigate di Forum e mille altri personaggi mediocri della televisione nazionale che non meritano menzione per non rovinare questa giornata di festa.
Spero che qualcuno un giorno pubblichi l'Opera Omnia dei vostri primi 18 anni...e propongo un'ora di Blob fin dalle elementari come l'Educazione Fisica... per la ginnastica mentale che regali e per l'esercizio di rimandi,interpretazioni e citazioni quotidiane a cui ci hai abituati.
Hai avuto lo stesso effetto della Settimana Enigmistica,che una mia Professoressa delle Medie ci somministrava(non sto scherzando)...
Non cambiare Caro Blob resta quello di sempre,tagliente e lucido,cinico e reale,un'istantanea quotidiana sulla Tv ma non solo.
Semplicemente Grazie

giovedì 5 aprile 2007

LETTERA AL CUGINO "PICCINO"


Caro Francesco,a pochi giorni dalla tua nascita mi sono trovato a pensare al mondo che ti auguro di trovare tra qualche anno, e tra il serio e il faceto ho iniziato a stilare una lista di cose che ti auguro di poter vedere quando comincerai a capire come gira un po' questo strano paese.

Appena ho visto la tua foto ho pensato subito alla foto di una pubblicità de "il Manifesto" che recitava la Rivoluzione non Russa con la foto di un bimbo che ti assomiglia davvero parecchio.(Il manifesto è un bel giornale,di sinistra,e spero tu possa trovarlo ancora in edicola quando tra qualche tempo imparerai a leggerlo).

Ti elenco ora le cose che mi auguro tu possa vivere sentire amare vedere più delle altre...come una specie di zaino degli affetti

1-una Calabria un po' più Libera e Mediterranea in cui possano ritornare le intelligenze e da cui vedere finalmente espatriare qualche centinaio di rubagalline...

2-le tarantelle e la cucina contadina e il significato profondo del rapporto con la terra, con la nostra terra...

3-la passione per l'impegno e la scelta di stare da una parte chiara trasmessami anche dalla tua mamma in decine di estati di formazione umana politica e culturale...fin dalla tenera età di 2 anni...prima ancora di conoscere l'alfabeto...

4-le foto e i poster di Pasolini e la sua poesia...

5-i notturni di Chopin e Fabrizio De Andrè ma anche Mozart e Bach di cui presto ti preparerò un cd per stimolare fin da subito la tua creatività...

6-il rispetto per il prossimo e il sentirti sempre cittadino del mondo

7-la passione per il viaggio e per i viaggi

8-la curiosità e la voglia di scoprire sempre sempre sempre sempre e di stupirti

9-il Piccolo Principe(che è anche lo status che hai acquisito non appena ci è giunto l'annuncio del tuo arrivo)

10-Blob alle 20.10 su Raitre e l'incazzatura di quando te lo sostituiscono con le cronache del ciclismo

11-una tv libera dal Bagaglino, da Bruno Vespa, da Porta a Porta,dai reality da Emilio Fede e da molti altri ma spero tu possa invece apprezzare le commedie italiane degli anni 70 e i filmoni con Bud Spencer e Terence Hill ma anche Lino Banfi....

12-la verità su Genova e sulle stragi di Stato

13-un paese laico e plurale di cui non vergognarsi e in cui avere il piacere di nascere e crescere

14-un po' più di Pace in Italia e nel mondo...


Non so se chiedo troppo ma questo è quel che mi sento di augurarti con un po' di retorica forse ma con tanta tanta voglia di sognare e di sperare e di incazzarsi

SENZA MAI PERDERE LA TENEREZZA

domenica 1 aprile 2007

LA COOP SEI TU...


La Coop sei tu...chi può darti di più?Riporto per intero l'articolo di oggi a pagina 10 del Manifesto...sui nuovi affari dei compagni della Legacoop...
Anni fa mi trovai a discutere con un locale dirigente della Coop al quale chiesi come avessero potuto consentire a Mc Donald,Repsol e Warner Village(e in particolare al primo soggetto)di costruire su propri terreni una vera e propria cittadella del consumo...continuando ciononostante a dichiarare il proprio impegno per il mangiar sano e i progetti di sviluppo sostenibile...lui con candore mi rispose che "era il mercato".
Oggi quelle parole mi ritornano alla mente e immagino le prossime frontiere del mercato dei compagni della coop...proiettili all'uranio impoverito ecocompatibili,mine antiuomo che finanziano campagne di sminamento,gli inceneritori che immettono nell'aria profumo di pino silvestre,case progettate per quartieri dormitorio ma con ampio giardino e centro commerciale...e molto altro ancora.
A quest'esercizio dell'immaginazione contrappongo invece una considerazione più semplice...la realtà supera la fantasia quindi basterà attendere il prossimo viaggio ai confini del mercato...
Ricordate la pubblicità? La Coop sei tu chi può darti chi può darti di più????


eccovi l'articolo
Le coop sbarcano nel cpt
Il centro di Lampedusa sarà gestito da due cooperative aderenti a Legacoop. Hanno vinto la gara d'appalto con un ribasso del 30%. Il presidente Cono Galipò: «Nessuna contraddizione, finché esistono questi posti vanno gestiti»
Cinzia Gubbini
Roma Gestire i centri di permanenza temporanea non è più un tabù per la sinistra. Dopo la prima assoluta di una cooperativa «rossa» vincitrice di una gara d'appalto per un cpt - la coop Minerva di Gorizia, nel 2006 - è ora la volta del Consorzio nazionale di servizi di Bologna, che ha vinto la gara per il centro dell'isola di Lampedusa. Dal 16 aprile Le Misericordie - che lo hanno diretto negli ultimi quattro anni - lasciano il passo a due cooperative aderenti al consorzio, che a sua volta aderisce a Legacoop. Le cooperative in questione sono la coop sociale Sisifo di Palermo e la Blu coop di Agrigento. Per l'occasione, si riuniranno in una società consortile di gestione, il cui nome è tutto un programma: «Lampedusa accoglienza».
Il consorzio bolognese, che ha curato l'appalto per conto delle due associate, ha letteralmente sbaragliato gli altri due concorrenti, Le Misericordie e la cooperativa Connecting People di Trapani. Quest'anno - come previsto dalla Finanziaria di Padoa Schioppa - il Viminale ha deciso di porre un tetto di spesa alle gare per i cpt, con l'intenzione di evitare sprechi e il solito giro poco trasparente di soldi che ha interessato in questi anni la «detenzione amministrativa». E' stato deciso, così, che i concorrenti non possono chiedere più di 50 euro per «ospite». Una cifra che corrisponde, con un criterio piuttosto semplicistico, alla media aritmetica delle attuali convenzioni.
Il rischio, però, è che le aste (tutte, ancora, a trattativa privata e gara ufficiosa) si giochino soltanto al ribasso. Il caso di Lampedusa sembra esemplificativo. Finora la convenzione era fissata a 37 euro per persona ospitata nel centro, che è quanto ha offerto Connecing People. Le Misericordie, dal canto loro, hanno offerto 50 euro, visto che sostengono di averci sempre rimesso. Cns, invece, si è presentata con 33 euro. E ha vinto. Si tratta di un ribasso di più del 30%. Se si considera che il centro di Lampedusa non ha mai brillato per l'eccellenza dei servizi, il futuro potrebbe essere ancora peggiore.
Sicuro che tutto andrà per il meglio, e che anzi d'ora in poi si dimostrerà come si possa gestire bene Lampedusa e l'ondata di sbarchi di migranti che d'estate interessano l'isola con pochi soldi, è il vicepresidente di Sisifo, Cono Galipò, noto esponente della Margherita di Capo d'Orlando, in provincia di Messina: «Prima di tutto non si tratta di pochi soldi, ma di una montagna visto che calcoliamo 2 milioni e mezzo di euro all'anno. E secondo i nostri conti ci rientriamo benissimo». Galipò si appresta a firmare il contratto giovedì alla Prefettura di Agrigento, e ha appena terminato una due giorni di colloqui sull'isola di Lampedusa. Per ora non si sbilancia su quante persone verranno assunte, né se saranno lampedusani o provenienti dal «continente» (che, in questo caso, è la Sicilia). Probabilmente, però, non ci sarà un assorbimento del personale delle Misericordie, visto che tutti i contratti sono scaduti. «Valuteremo in base alle competenze», assicura Galipò. Di certo la cooperativa utilizzerà contratti di inserimento lavorativo, o altre forme che permettano «sgravi contributivi».
Il riferimento ai 2 milioni e mezzo di euro (circa) è corretto se confrontato con quanto hanno guadagnato finora le Misericordie (ma con 37 euro a persona). Va sottolineato, però, che ora il bando di gara è cambiato. Il centro non è più un cpt, ma un «centro di primo soccorso e accoglienza».
Dopo l'inchiesta dell'Espresso sul cpt pubblicata nel 2005, e le seguenti polemiche, le cose a Lampedusa sono cambiate: nell'isola lavorano anche l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, l'Oim e la Croce rossa. Si sta costruendo un nuovo centro, nelle intenzioni migliore dell'attuale. Ma, soprattutto, i migranti che sbarcano vengono ormai trasferiti immediatamente in altri centri, e si fermano a Lampedusa per un massimo di 24 ore. Bene per loro, male per chi gestisce il centro: l'introito è minore. I servizi da offrire, però, sono ovviamente gli stessi. Il bando di gara prevede la presenza del medico 24 ore su 24, come anche di un infermiere. 24 ore settimanali per lo psicologo, 36 per l'assistente sociale, 36 per il mediatore socio culturale, 72 per l'interprete. E poi deve essere fornito a tutti il famoso «kit»: 1 paio di scarpe, 1 tuta, 2 paia di slip, 1 asciugamano, 2 paia di calzini, 1 maglietta, 1 t-shirt o 1 felpa, 1 dentifricio, 1 spazzolino, 1 pettine, la carta igienica, il sapone e lo shampoo. E ancora 5 euro di carta telefonica, 1 pacchetto di sigarette ogni due giorni, 2 lenzuola e una federa ogni tre giorni, 2 coperte. E ancora il personale di servizio: nei mesi tra maggio e ottobre almeno 11 persone di giorno e 5 di notte, se le gli «ospiti» non sono più di 150. Insomma, i conti vanno fatti bene.
Ma come dice Franco Tumino, presidente dell'associazione nazionale delle cooperative di servizi di Legacoop «il fatto che abbiamo chiesto una cifra minore degli altri, dimostra che non vogliamo fare affari. Vediamo se ce la facciamo, per ora siamo cauti».
E sul piano politico? La sinistra non ha sempre contestato i cpt? Come la vede Galipò, iscritto alla Margherita ma «ex del Pci, fortemente vicino alle istanze della sinistra»? «Non ci vedo niente di strano - risponde - lì ci sono persone che arrivano e che hanno il diritto di essere assistite». Anche Legacoop, che criticò la scelta della Minerva di Gorizia, oggi pare aver metabolizzato la contraddizione: «Questi posti non ci piacciono - dice Tumino - ma finché esistono, si tratta di provare a gestirli bene».

giovedì 22 febbraio 2007

MERCOLEDI DELLE CENERI


Tale dovrebbe definirsi una delle giornate peggiori dei miei primi 9 anni di militanza....
I minuti precedenti la votazione del Senato scorrono inesorabili e nel mezzo di un panino andato di traverso mi arriva la notizia."Siamo andati sotto,il governo è caduto".La reazione a caldo è di sgomento,rabbia,frustrazione,incredulità.Migliaia di ore passate a discutere del programma dell'Unione, di serate passate in sezione o nei mercati a spiegare alla gente,alla nostra gente....mi passano davanti come un film.
Immagini,parole,sguardi e risate dei compagni di questi anni, passati a ritrovare la forza per alzare la testa e senza vergognarci mai del nostro essere di Rifondazione e Comunisti.
Il senso di liberazione dell'11 Aprile 2006 da un incubo durato 5 anni e i canti di gioia si sostituiscono con gli echi delle grida dei berluscones festanti in aula al Senato.
E in un attimo rivedo le nostre truppe che partono in Iraq,gli immigrati rinchiusi nei nuovi Cpt,la TAV, la precarietà, le pensioni, le meno tasse per tutti....e un Paese di cui vergognarsi.
e il rialzo di Mediaset in Borsa come una beffa...ed un monito...
Oggi è il tempo di lasciar sedimentare tutte queste sensazioni nell'attesa dei nuovi eventi consolandosi con L'ARTICOLO DI ALESSANDRO ROBECCHI CHE RIPORTO PER INTERO DALLA PRIMA PAGINA DEL MANIFESTO.

Il totofantagoverno
"È sempre un errore lasciarsi trasportare dall’emozione nelle faccende politiche, ma
conosco gente, anche bravi compagni, che pur di non vedere di nuovo Gasparri al
governo andrebbe a invadere l’Afghanistan a mani nude. È sempre un
errore lasciarsi trasportare dall’emozione nelle faccende politiche, quindi la
prossima volta cheMr. Genius dice «se andiamo sotto, tutti a casa», siete
autorizzati a staccargli la spina. Fatte queste doverose premesse, gli scenari che si
aprono sono nuovi e interessanti. Governo di larghe intese. Come ha già
detto il compagno Follini serve un nuovo centrosinistra. La presenza di Follini
garantirebbe una rappresentanza delle grandi masse lavoratrici. Il ministero della
famiglia sarà diviso in due, ci saranno due ministeri della famiglia e andranno tutti e
due a Casini (due famiglie, due ministeri). Governo di larghe imprese. Ipotesi
caldeggiata da Confindustria,ma inapplicabile finche ci saranno ancora
larghe imprese in mano statale. Dopo la privatizzazione di Alitalia il nuovo
governo potrà decollare, nel caso, licenziando qualchemilione di italiani.
Governo per la legge elettorale. Siccome la legge elettorale è stata scritta da
Calderoli sotto acido, nemmeno i licheni del pianeta Altair IV andrebbero a votare
in quelmodo. Si vara dunque un governo di larghe intese che litiga sei mesi. Il
risultato sarà una legge elettorale disegnata per far vincere un governo di
larghe intese (vedi punto 1). Governo dei saggi. Si cercano freneticamente dei saggi
o perlomeno dei normodotati, ma la classe politica della sinistra si trova
improvvisamente a corto di nomi. Governo a sorteggio. Una grande lotteria
abbinata al festival di Sanremo deciderà il prossimo capo del governo. Febbrili
trattative per gli abbinamenti ma anche grossi rischi. Con Rossi e Turigliatto
abbinati ad Al Bano si rischierebbe una crisi del Festival. Interim vescovile. Grazie
all’astensione di Giulio Andreotti carrozzato Pininfarina, la Cei ha offerto al
governo italiano una soluzione veloce e indolore: un governomonocolore formato
solo da vescovi. I porporati-ministri saranno tutti sposati ed eterossessuali, per
cui la pratica sui diritti delle coppie di fatto verrà automaticamente archiviata.