venerdì 2 aprile 2010

I lampadieri

I lampadieri.
 
 
La sconfitta maturata nelle elezioni piemontesi brucia ancora e richiederà certamente analisi più dettagliate delle considerazioni che ho maturato in queste ore post-tsunami,con ancora negli occhi lo sventolio delle bandiere della Padania nelle vie della mia città.
 
La calata dei Padani si allarga anche al Piemonte ed è purtroppo destinata a mettere radici,se non sapremo leggerla in profondità. Questa rappresenta una declinazione nuova dell'epopea berlusconiana,preoccupante perchè si appropria di strumenti e linguaggi estranei alla logica aziendalista di Forza Italia e del Pdl.
 
La Lega è oggi la migliore garanzia per un Berlusconi che la ricnonsce come l'unico alleato,più ancora del rissoso Pdl. Ne è la prova concreta il miracolo laziale,che solo ad una prima lettura potrebbe essere visto come un successo della candidata finiana Polverini:Berlusconi vince anche senza il Pdl,paralizzato dalle faide che ne compromettono anche l'agibilità politica e la presentazione delle liste.
 
Il successo della Lega potrebbe essere sintetizzato così:risponde alle paure che ha lei stessa generato. E' l'unica a conoscere l'antidoto al veleno immesso nei corpi delle donne e degli uomini del Nord e del Centro Italia.
 
Il mix con il berlusconismo è tanto forte da suggerire ad un dimesso Fini,di deporre per l'ennesima volta le armi delle correnti in attesa di tempi migliori. Allo stato attuale l'unica speranza è che il centrodestra imploda per cause interne perchè il meccanismo rodato berlusconiano è forte e si declina ovviamente attraverso i mezzi di informazione controllati al centimetro.
 
Qualunque alternativa è oggi debole,non per i contenuti,quanto per l’impossibilità di trovare sui territori gambe su cui camminare. L’eccezione più evidente p chiaramente la Puglia,unica perla in questo mare scuro.
 
Con un leader forte,uomini e donne,giovani lampadieri che illuminano la Puglia non con finte promesse ma con la luce di un nuovo modo di fare e fabbricare la politica.
 
Con una campagna moderna,capillare e cristallina Vendola semina speranze anche in una generazione disillusa e riottosa alla politica.
 
Che altrove si esprime con il voto a Grillo,inaspettato quanto facilmente prevedibile. Sarebbe facile prendersela con i 90 mila voti presi in un Piemonte che hanno abbattuto 5 anni di buongoverno di Mercedes Bresso. Questa è stata la tentazione forte di molti,me compreso,nella notte del sorpasso verde. Se i partiti esistessero e godessero di un salute degna di tale nome,di Grillo non vi sarebbe traccia.
 
Troppi dei suoi cavalli di battaglia,dovrebbero far parte del dizionario della sinistra che li ha invece trascurati o sottovalutati,alimentando con lo snobismo l’idea del “sono tutti uguali”. Non è così. Ma siamo in pochi ormai a saperlo e crederlo perché altre logiche hanno contaminato la purezza dei nostri luoghi e dei nostri ideali.
 
Grillo raccoglie i frutti di un lavoro di anni,cresciuto attraverso un canale di comunicazione vicino ai giovani,che Antonio Di Pietro ha sperato di poter cannibalizzare prima che venisse sollevato il coperchio sulla realtà dell’Italia dei Valori,eterogenea quanto troppo legata alle liturgie dei partiti della Prima Repubblica.
 
L’elettorato di centrosinistra è esigente all’inverosimile con i propri dirigenti,quasi quanto è clemente quello di centrodestra con il suo leader,il re dei furbi.
 
L’antiberlusconismo,malattia e al tempo stesso collante del centrosinistra,esisterà e avrà ragion d’essere fino a quando Berlusconi sarà alla guida di questo Paese e della sua coalizione.
 
Il nostro compito è certamente quello di contrastare culturalmente questo piano eversivo,  non limitandolo  a fenomeno politico e senza trascurare il bisogno di un disegno alternativo che conquisti l’immaginario e i cuori del nostro popolo ma che abbia anche il dono della concretezza.
 
Con l’umiltà di confrontarci con il diverso da noi nelle diverse forme di questo termine,nei luoghi di lavoro e di socialità; la riconquista di spazi sarà nelle nostre mani e nella nostra capacità di discutere di politica,di spiegarla a chi la vive distante o come una perdita di tempo,sforzandoci di ascoltare come non sappiamo più fare da tempo.
 
Non saranno le televisioni e i telegiornali di regime a farci tornare vincenti,sarà la nostra presenza e il nostro agire nel tempo che intercorre tra le campagne elettorali.
Diventando noi stessi lampadieri,come mi ha insegnato questa frase di Tom Benetollo che consegno agli amici e ai compagni,nella speranza possa servirci in questi giorni difficili.
 
 
In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, é come quei "lampadieri" che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all'indietro, appoggiata sulla spalla - con il lume in cima. Così, il "lampadiere" vede poco davanti a sè - ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si é. Credi.

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